C’è una regola nella NCAA, National Collegiate Athletic Association, l’organismo che sovraintende a tutto lo sport Universitario negli Stati Uniti: solo ogni quattro anni una squadra può effettuare una tournée all’estero. Ma quando arriva il momento di poter finalmente partire una delle destinazioni più gettonate, soprattutto per quello che riguarda le formazioni
di basket, maschili e femminili, non ha importanza, è l’Italia. Attraversare l’Atlantico per poi fermarsi tra Roma, Venezia, Milano e Firenze è un sogno per gli atleti-studenti che spesso diventa realtà. Come quest’anno. Una vera e propria invasione di giocatori e giocatrici di basket americani ha attraversato l’Italia nel mese di agosto. Ma tra le tante università che hanno deciso di passare in Italia qualche giorno per giocare, ma anche approfittare per fare turismo, tre college sono stati quelli che hanno più colpito l’attenzione perché fanno parte delle ‘The Big 5’, le cinque università più prestigiose di Philadelphia. In ordine alfabetico La Salle, Penn State, Saint Joseph’s, Temple e Villanova, cinque atenei uno attaccato all’altro, ma divisi da una incredibile rivalità. Però immaginare che tre di questi college, nello stesso periodo avessero deciso di effettuare una tournée in Italia non era proprio pensabile. Ancora meno poi il fatto che nessuna sapesse dell’altra.
Così è successo che Penn State, Saint Joseph’s e Temple sono volate in Italia venendo a conoscenza del viaggio delle rivali quasi sulla scaletta dell’aereo. "Ma si è trattato soltanto di una coincidenza – ha spiegato Don DiJulia direttore del settore sportivo del Saint Joseph’s – quando l’abbiamo imparato siamo rimasti senza parole". Per Saint Joseph’s è stato il primo viaggio oltreoceano dal 1999, quando gli Hawks, così sono chiamate le squadre dell’università, nel 1999 andò… in Italia, un’altra volta. Sarà anche il fatto che il coach è Phil Martelli, inutile aggiungere che le sue origini sono italiane, ma sta di fatto che a Saint Joseph’s un viaggio nella penisola, quando si può varcare l’Atlantico, è diventata quasi una tradizione. Le tre università (che sono rientrate negli USA tra mercoledì e oggi) non si sono potute però nemmeno allenare assieme, idea che poteva essere praticabile, in quanto le regole della NCAA non lo permettono. Jerome Allen, ora coach a Temple, ma con un passato da giocatore pro in Europa e soprattutto in Italia, ha fortemente voluto questo viaggio per i suoi ragazzi. "Noi americani pensiamo sempre di essere al centro del mondo – ha spiegato – ma il fatto di aver vissuto per tanto tempo oltre oceano ha cambiato le mie prospettive e la mia vita, facendomi una persona migliore". Ecco allora che, anche solo per un brevissimo tempo, Allen ha voluto dare la possibilità ai suoi ragazzi di vedere da vicino ciò che il loro coach ha vissuto in prima persona. Fran Dunphy, coach di Temple, quando era sulla panchina dei Penn State, nel 1998, portò la sua squadra in Italia. E ora ha fatto lo stesso con Temple. "Non si tratta soltanto di basket – ha ribadito anche Dunphy – è meraviglioso presentare una nuova cultura e una nuova lingua ai propri ragazzi". Poi Phil Martelli, allenatore di Saitn Joseph’s: quando gli è stato chiesto il perchè di un viaggio in Italia la sua risposta è stata un’altra domanda: "Perchè no?". Quindi, scherzando, ma non troppo ha aggiunto anche "che quando Papa è diventato un gesuita e Saint Joseph’s è una scuola gesuita, allora c’era solo di andare in Italia…".
Oltre alle tre università dell’area di Philadelphia, anche altri college hanno scelto l’Italia come destinazione estiva, ad esempio Nevada University, che ha appena chiusa la tournée di quattro incontri. Ma anche formazioni femminili hanno deciso di passare un po’ di tempo in Italia: dalle ragazze Razorback, il nickname della University of Arkansas a quelle Seminoles, University of Florida. Tutti poi, giocatori e giocatrici hanno approfittato del viaggio per raccontare, attraverso i blog delle università, le loro esperienze nelle diverse città italiane che hanno visitato. Tutto perfetto con un solo rammarico: quella regola della NCAA che non permetterà a nessuna di loro di ripetere la stessa tournée.
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