La porta di Nicoletta Figini sarebbe dovuta essere chiusa, per questo, quando stamattina la donna delle pulizie ha trovato l’uscio aperto, ha capito subito che c’era qualcosa di insolito. Inizia cosi’ il mistero attorno alla morte della donna, vedova di 55 anni, trovata nel suo appartamento all’ultimo piano di uno stabile in via Ramazzini 4, zona Citta’ Studi, a Milano. Era sul pavimento del soggiorno, con caviglie e polsi legati dietro la schiena con una corda, una cintura, pezzi di stoffa forse provenienti da una tenda o da un lenzuolo, un cavo usb. Tanti oggetti, troppi secondo alcuni. Nastro adesivo e’ stato invece utilizzato per coprirle la bocca, in un modo che potrebbe aver provocato la morte per soffocamento. Supposizioni, al momento, che solo l’autopsia potra’ confermare.
La vittima era in camicia da notte, elemento che lascia supporre che tutto sia avvenuto con il buio, come dimostrerebbero anche le tapparelle abbassate nell’appartamento, tutte tranne una che e’ risultata tagliata. La donna abitava al settimo piano, l’ultimo, e gli investigatori della Squadra Mobile ritengono che chi e’ entrato in casa (non si sa ancora se una o piu’ persone) si sia calato dal tetto servendosi di una corda per scendere sul terrazzino. Corda, fissata a un palo dell’antenna, che poi e’ stata lasciata sul posto ed e’ ora analizzata dagli uomini della Scientifica.
La polizia spiega che per arrivare sul tetto bisogna entrare nel palazzo dal cancello principale (la cui serratura non presenta segni di forzatura ed e’ sprovvista di telecamere) e aprire una porta all’ultimo piano. Una volta sul terrazzino, per entrare e’ stato necessario piegare una grata, tagliare con un tronchese la tapparella e forzare la porta finestra della cucina. Azioni rumorose, che potrebbero aver svegliato la donna la quale – sempre secondo la ricostruzione – in quel momento era a letto. In ogni caso, nel palazzo nessuno ha sentito nulla di strano. L’interno dell’abitazione era completamente a soqquadro, il televisore e il condizionatore erano accesi, e non e’ chiaro se sia stato portato via qualcosa in quanto la donna abitava da sola, non aveva figli ne’ fratelli, e gli unici parenti non abitano a Milano.
La Figini e’ stata descritta dai vicini come una persona riservata ma allo stesso tempo era conosciuta nel quartiere perche’ gestiva un negozio di telefonia proprio dietro l’angolo di via Ramazzini. Oggi le saracinesche erano abbassate, ”ma era tutto chiuso gia’ ieri”, racconta una residente, ”e la cosa non e’ insolita, capita spesso che siano chiusi”. Buio sul possibile movente dell’omicidio. L’ipotesi della rapina finita male sembra la piu’ plausibile, anche se c’e’ spuntano elementi che lasciano perplessita’. Innanzitutto in casa sono stati trovati tre cellulari, oltre a una cassaforte chiusa nell’armadio che non presenterebbe segni di tentativi d’apertura. All’apparenza, dato lo stato dell’appartamento, chi e’ entrato era in cerca di qualcosa. Si sa che la vittima era piuttosto benestante e che aveva recentemente affidato a un’agenzia immobiliare il compito di affittare un altro appartamento di sua proprieta’. Le uniche piccole ombre nella vita della Figini sono il ritiro della patente per guida in stato d’ebbrezza nel 2002, e una denuncia ricevuta un paio di anni fa perche’ trovata al volante di un’auto di uno spacciatore che stava vendendo alcune dosi di coca ed eroina in piazzale Bacone.
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