E’ la sinistra che avanza. E chissà perchè non poteva che essere italiana, d’accordo italo-americana, magari solo di nome, scelto perchè quello del padre non andava più bene. Ladies and gentlemen… Ecco a voi Bill de Blasio, candidate Democratico per la poltrona di sindaco di New York che i sondaggi danno non solo vincente, ma tanto di più: 65% contro il 26% di Joe Lhota, l’avversario, pure lui con un po’ d’Italia nei cromosomi, per via del nonno, anche lui da parte di madre. Un ‘derby’ italiano, se così possiamo chiamarlo, che non ha incertezze. Vincerà Bill a meno che a New York oggi non impazziscano tutti, contemporaneamente.
Bill de Blasio, le cui origini, da parte di madre arrivano a S. Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, è un Robin Hood del terzo millennio; no, nessun furto, ma far pagare i ricchi sì. Ecco quello che vuole ribaltare in una città dove l’opulenza di una certa Manhattan che fa a gara per acquistare un attico da 50 milioni di dollari, si specchia con la povertà di alcuni quartieri, o di tanti quartieri. Bill de Blasio, come Barack Obama ha fatto con tutti gli USA, vuole ‘sinistrizzare’ New York e se il Presidente finora è riuscito poi soltanto a raggiungere il livello più basso di gradimento da quando è arrivato alla Casa Bianca, il futuro mayor di New York ha attinto proprio dalle forze (a cominciare da chi gli ha preparato la decisiva campagna elettorale) che hanno portato ‘The President’ a Washington, per raggiungere lo stesso risultato nella ‘Big Apple’. E anche se adesso in parecchi si sono pentiti di aver votato Obama, in quel gruppo si annidano molti dei sostenitori di Bill. Ma è il bello della democrazia che, a dispetto di quello che si dice fuori dagli Stati Uniti, qui c’è davvero con tutte le anomalie che si porta dietro, ma esiste ed è tangibile.
Ecco che quindi anche se il New York Post, con documenti alla mano, ha fatto leggere ai newyorkesi che Mr. de Blasio non ha pagato le tasse per un immobile che possiede a Brooklyn (del valore di 1,1 milioni di dollari, in totale ne possiede per 2,3 milioni) – allora ricco anche lui… – e nel 1983, mentre Ronald Reagan affermava che l’Urss era ‘The Evil Empire’, il futuro sindaco di New York, studente all’epoca alla N.Y. University, sceglieva come meta per le proprie vacanze proprio Mosca, alla gente ormai piace e si siederà sullo scranno più alto della ‘Big Apple’. Così poi, con questo background, per chiudere la campagna elettorale non poteva che rivolgersi alle ‘unions’, i sindacati americani, promettendo di incrementarne il numero. Ma, contraddizioni, più o meno forti (d’altra parte quale politico ne è immune?) ci sarà un nuovo italo-americano al comando della città di New York. Tuttavia dimentichiamoci, e dimenticatevi, Fiorello La Guardia: c’è chi ha voluto avvicinare Bill a quello che è stato uno dei più grandi sindaci nella storia di tutti gli Stati Uniti, e non solo per ciò che riguarda le origini o il sangue. Un paragone, o meglio un tentativo che non ha nessun fondamento, se non un po’ d’Italia.
Domenica anche il ‘New York Daily News’ ha dato il suo appoggio al candidato italo-americano, anche se con qualche riserva, sottolineando che dovrà evitare, per esempio, che la criminalità aumenti, pericolo che è stato rimarcato da Rudy Giuliani, l’ex sindaco, che ha puntato il dito contro de Blasio, per le sue parole in campagna elettorale (vuole allentare i controlli in particolare su ispanici e neri) ricordando anche che faceva parte dell’amministrazione di David Dinkinks, ex mayor sotto la cui gestione il tasso di criminalità era davvero elevato, poi drasticamente sceso con l’avvento di quello che è, stato, fino a questo momento, l’ultimo sindaco italo-americano di New York, Giuliani appunto. Ma oggi si arriverà alla resa dei conti. E dal primo gennaio prossimo de Blasio, sorto dal nulla in queste consultazioni, grazie anche all’apporto del figlio Dante, diventato una celebrità per uno spot durante le primarie, poi alla moglie, afro-americana, che gli ha aperto la strada verso la comunità nera, inizierà la sua gestione della città. Una metropoli sotto gli occhi del mondo e nel frattempo, dopo aver preso tutti sotto la sua ala, non dimentica le origini e ripete sempre che "torno volentieri in Italia, le radici della mia famiglia sono a S. Agata de’ Goti e averle ritrovate mi ha dato un senso diverso delle cose, ha cambiato il mio modo di vedere il mondo".
In attesa di vedere Bill diventare sindaco, anche il paese delle sue origini italiane si è schierato con lui: il TG3 della Campania ha mandato in onda un servizio, una campagna elettorale a distanza e adesso i suoi concittadini attendono solo la bella notizia. Che arriverà.
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