Passata l’euforia per il successo politico conseguito dalla nuova alleanza Roma-Parigi- Madrid, smaltita l’ebbrezza con cui i mercati lo hanno accolto, per il pacchetto di misure salva-euro concordato dal vertice Ue di Bruxelles arriva il momento di passare dalle parole ai fatti e superare l’esame del ‘giorno dopo’. I riflettori sono puntati su lunedi’ nove luglio, data entro la quale – come si legge nella dichiarazione diffusa al termine del summit dei leader dei 17 Paesi della zona euro – i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo dovranno dare attuazione alle decisioni prese nella notte tra giovedi’ e venerdi’ scorsi.
Nel corso della prossima settimana gli ‘sherpa’ dei 17 lavoreranno quindi per mettere a punto i meccanismi in base ai quali attivare, in modo ‘flessibile ed efficace’, i fondi salva-Stati Efsf e Esm per ‘stabilizzare i mercati’ a beneficio dei Paesi virtuosi sotto pressione (leggi Spagna e Italia). Ma anche definire il memorandum d’intesa per concedere gli aiuti necessari alla ricapitalizzazione delle banche spagnole in crisi. E indicare con chiarezza quale strada seguire per creare entro l’anno quel meccanismo di vigilanza unico sulle banche propedeutico a interventi diretti dell’Esm per la ricapitalizzazione degli istituti in difficolta’.
‘Il diavolo si nasconde nei dettagli’, sottolineano oggi numerosi e autorevoli esperti riferendosi ai problemi che potrebbero emergere in questa fase negoziale. E lo stesso premier Mario Monti si e’ mostrato molto cauto riconoscendo che, nonostante le decisioni prese, lo ‘scudo’ eretto per proteggere l’Eurozona potrebbe non bastare. Sicuramente il risultato del vertice europeo ha segnato un cambio di passo nella strategia con cui affrontare la crisi e ha consentito di guadagnare tempo prezioso rispetto a una speculazione che gioca sull’aumento degli spread. Ma la tregua – e’ l’avvertimento che giunge da piu’ parti – potrebbe non durare a lungo.
Anche perche’ a raffreddare gli entusiasmi, oltre alle dichiarazioni di un’Angela Merkel e di altri esponenti della Cdu, sono arrivate anche quelle del premier olandese Mark Rutte (spesso su posizioni ancora piu’ rigoriste rispetto a quelle tedesche). Il quale ha sottolineato che, contrariamente a quanto chiesto dall’Italia, non ci saranno ne’ ‘acquisiti diretti di titoli di Stato sul mercato secondario’ ne’ la fissazione di un ‘plafond’ massimo per i tassi d’interesse.
Sull’efficacia dello scudo anti-spread anche il professor Paul de Grauwe, della London School of Economics, resta scettico. Soprattutto a causa della limitatezza delle risorse a disposizione: 500 miliardi di euro rispetto ai 1900 miliardi del debito pubblico italiano e ai 700 di quello spagnolo. ‘La grande assente – sentenzia de Grauwe – continua a essere la Bce’, unica istituzione veramente in grado di spegnere l’incendio della crisi grazie alla sue risorse illimitate. Un problema che l’Italia vorrebbe superare conferendo all’Esm la licenza bancaria e quindi la possibilita’ di approvvigionarsi presso la Bce. Una questione che potrebbe riemergere nei prossimi giorni, quando sara’ anche sottoposta alla verifica dei mercati la reale portata ‘stabilizzatrice’ delle decisioni prese dal vertice Ue.
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