E’ rinviata alla prossima settimana la ‘battaglia’ sul ddl anti-corruzione in discussione in Aula alla Camera. Dopo numerosi tentativi di mediazione il governo sembra sempre piu’ deciso a mettere la fiducia almeno sulla parte penale del provvedimento. Questo anche perche’ il Pdl ha alzato la posta in gioco, chiedendo modifiche a partire dall’abbassamento dei minimi delle pene e dal traffico di influenze ma in particolare sulla concussione per induzione cercando, come si accusa dal Pd, di mettere in campo norme che potrebbero essere utilizzate per il processo Ruby.
La scelta di tirare dritto del governo e’ dunque rischiosa visto che il Pdl non ha mancato di mandare ‘segnali di fumo’ al ministro Severino di fatto costringendola oggi in Aula a ritirare un proprio emendamento sui magistrati fuori ruolo.
L’orientamento del governo sarebbe quello, a questo punto, di mettere la fiducia sul testo uscito dalle commissioni. Una richiesta che viene anche dal Pd. ‘Per noi – sottolinea il capogruppo dei democratici Dario Franceschini – non deve cambiare una virgola’. Compreso, dunque, l’innalzamento delle pene della corruzione passato con un blitz in commissione su un emendamento a firma della capogruppo del Pd Donatella Ferranti. E’ chiaro, pero’, che nei prossimi giorni proseguiranno le trattative e le limature al testo del maxi-emendamento che potrebbe arrivare in Aula gia’ martedi’.
Resta in dubbio se il testo sul quale verra’ messa la fiducia, comprendera’ anche l’articolo 10 del provvedimento sulle incandidabilita’, per ora accantonato. Il testo della commissione prevede una delega al governo ad emanare provvedimenti per l’incandidabilita’ dei condannati con sentenza passata in giudicato. Norma che il Pdl non vorrebbe fosse modificata. Ma sarebbero comunque in corso ulteriori tentativi di mediazione per renderla piu’ stringente e di immediata applicazione. Intanto dal vice presidente del Csm Michele Vietti arriva un invito al Parlamento: ‘Mi auguro – sottolinea – che si licenzino presto le nuove norme sulla corruzione che ci chiede l’Europa e ci chiedono tutti gli operatori onesti del nostro Paese’. Intanto la novita’ di giornata e’ l’approvazione della stretta sugli incarichi e gli stipendi dei magistrati fuori ruolo. La norma, che sara’ immediatamente in vigore se ci sara’ l’ok anche del Senato, prevede il divieto per le toghe di essere impiegate fuori ruolo per piu’ di cinque anni consecutivi e complessivamente per 10 anni e lo stop al cumulo degli stipendi.
Sul testo era stato presentato un emendamento dell’Udc che prevedeva di escludere gli organi costituzionali, le Authority e i magistrati impiegati in organismi internazionali e oltre che una norma di transizione per posticiparne l’entrata in vigore.
Il ministro Severino ha tentato una mediazione attraverso un suo sub-emendamento al testo dei centristi. Ma di fronte al ‘no’ dei gruppi, nonostante tre proposte di riformulazione sul testo, ha dovuto ritirare il testo. Un segnale che qualcuno ha letto anche come avvertimento del Pdl in vista delle votazioni della prossima settimana. La norma coinvolge diverse toghe impiegate, tra l’altro, al Quirinale e alla Consulta oltre che la magistrata Augusta Iannini fresca di nomina all’Authority per la Privacy.
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