Roswell, capoluogo della contea di Chaves nel Nuovo Messico. Quinta cittadina per numero di abitanti dello Stato, ricca di allevamenti, aziende agricole e giacimenti petroliferi, oggi conta una popolazione di circa 50 mila abitanti. Città natale dell’attrice Demi Moore e del musicista John Denver è soprattutto nota all’opinione pubblica per “l’incidente Roswell” o “Roswell Crash”. Singolare quanto ancora misterioso episodio di una caduta di oggetti non identificati nella fattoria dell’allevatore William Ware Mac Brazel, la notte del 3 luglio 1947, nelle vicinanze della città di Corona, a 120 km da quella di Roswell.
La mattina seguente il contadino trova i resti, nelle sue terre, di un particolare oggetto volante caduto dal cielo con fattezze e tipologie mai viste prima. L’uomo, pochi giorni dopo l’accaduto, porta ciò che rimane di quell’oggetto allo sceriffo George Wilcox e ai militari della vicina base area. Nella notte tra il 2 e il 3 luglio, oltre all’incredibile ritrovamento di Mac Brazel, anche altri cittadini notano simili avvistamenti, da Kenneth Arnold ai coniugi Wilmot sui cieli delle zone citate.
Il primo che accorre sul posto, dopo le confessioni dell’uomo, è l’addetto alla Sicurezza della base aera, il Maggiore Jesse- Marcell. Terminati gli esami sui rottami, il Maggiore organizza il recupero ed il trasferimento degli stessi alla Base di Roswell, prima del successivo smistamento verso destinazioni ignote. Le clamorose dichiarazioni ufficiali arrivano il giorno 8 luglio 1947, dai responsabili dell’informazioni al pubblico della Roswell Army Air Field (RAAF), autorizzate dal Comandante William Blanchard e divulgate dal Tenente Walther Haut. Il comunicato stampa, poi pubblicato immediatamente dal quotidiano locale Roswell Daily Record, conferma il ritrovamento di un oggetto non meglio identificato, caduto nei cieli vicino Roswell.
La notizia fa il giro dello Stato, poi della nazione fino a giungere in breve tempo in Europa e nel resto del mondo. A seguito di tale comunicato i militari del Gen. Roger Ramey, comandante dell’ottava Armata Area di Forth Worth, cercano subito di porre fine a quell’imbarazzante notizia con varie e numerose smentite, tra le quali quella del ritrovamento di un pallone sonda. E’ ovvio che molti non credono alle smentite che appaiono più come una copertura tipica dei militari Statunitensi.
“Le numerose voci riguardanti il disco volante sono diventate realtà ieri quando l’intelligence del 509 Bomb Group dell’Ottava Air Force, Roswell Army Air Field, ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco volante con la collaborazione di uno degli allevatori locali e dello sceriffo di Chaves County. È stato perquisito dalla Roswell Army Air Field e successivamente trasportato dal maggiore Marcel al quartier generale più alto” (San Francisco Chronicle – July 9, 1947, The Roswell UFO Incident Story).
Tante dal quel 1947 le continue dichiarazioni menzognere degli organi militari ma altrettante le ipotesi e le testimonianze che, a distanza di oltre sessant’anni dall’accaduto, ancora non fanno piena luce sull’accaduto.
Oggi Roswell è considerato il primo vero caso di avvistamento e soprattutto ritrovamento di qualcosa di non terrestre nella storia dell’Ufologia. L’ufficiale dell’esercito Philip J. Corso, già combattente nella seconda guerra mondiale, autorevole esponente dei servizi segreti e membro della National Security Council dal 1953 al 1957, terminata la sua carriera con il grado di Tenente Colonnello decide di pubblicare – nel 1997 – il famoso libro “Il giorno dopo Roswell” (The Day After Roswell). Corso parla apertamente del suo coinvolgimento diretto, dei materiali ritrovati e soprattutto dell’utilizzo degli stessi nella cosiddetta “retro ingegneria”. Un volume che conferma ulteriormente la teoria ufologica, smentendo palloni sonda o altre fandonie menzionate in precedenza. Roswell apre la strada a tutta una serie di congetture, di ipotesi e di misteriosi avvistamenti che per la seconda parte del Ventesimo secolo sono fonte inesauribile di dibattiti e confronti.
Gran parte dell’opinione pubblica resta ancora oggi molto scettica su queste teorie, talvolta considerate frutto di allucinazioni mentali, camuffamenti, errori di valutazione e prive di ogni fondamento. Continue le testimonianze di avvistamenti, difficilmente prese in seria considerazione dagli organi ufficiali governativi, perché considerate prive di consistenti dati certi. Ecco che scatta nell’immaginario collettivo l’ipotesi dei soliti 15 minuti di celebrità. Ma davvero siamo tutti così convinti della nostra esclusiva presenza nell’Universo?
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