Finalmente l’orgoglio nazionale tenuto dalla sinistra per decenni sotto naftalina è esploso con una deflagrazione tale che nell’Ue sono corsi tutti nei rifugi antiatomici. Renzi nel suo discorso a Strasburgo le ha cantate a tutti di santa ragione, ha fatto il tosto ed ha detto chiaramente: "non accettiamo lezioni". Il suo discorso ovviamente ha avuto qualche strascico come le dichiarazioni del Presidente della Bundesbank che ha sì ricordato a Renzi che "le riforme vanno fatte e non solo annunciate", ma che ha dovuto anche "ingoiare" la risposta del nuovo timoniere: "Non ci fate paura".
Sulla questione dei rapporti in Europa è intervenuto anche Napolitano in occasione della visita al Quirinale della Commissione Ue ed in tale circostanza ha rivendicato i successi italiani affermando: "Bisogna dire che abbiamo fatto molto negli ultimi anni, l’aggiustamento della finanza pubblica che c’è stato in Italia negli ultimi anni può sfidare qualsiasi tema di paragone".
Sorprende non poco, si fa per dire, il comportamento della sinistra tutta europeista, la quale nel 2011 era tutta contro Berlusconi in quanto, secondo le loro teste, con la sua ostinazione a far rispettare l’Italia poteva arrecare danno a quell’intruglio che è l’Ue, nella quale l’Italia entrò falsificando la contabilità di Stato.
Con Renzi l’atteggiamento della sinistra è cambiato, ad iniziare da Napolitano che rivendica i progressi della finanza pubblica, ma sottace sulle tasse aumentate a dismisura, non dice niente sull’aumento della disoccupazione, sorvola sulla stagnazione del Pil e sull’aumento della spesa pubblica, fa finta di non sapere quante piccole aziende hanno chiuso in questi 3 anni e quanti imprenditori si sono uccisi poichè impossibilitati a proseguire nella loro attività.
Orbene, ora facciamo gli orgogliosi nella Ue rivendicando rispetto e, soprattutto, considerazione delle nostre proposte. Viene il sospetto che la sinistra abbia perso il senso della coerenza o che non l’abbia mai avuto. Ebbene sia Napolitano, sia Renzi e quei signori della sinistra ora tanto impegnati a salvare la faccia dell’Italia, come se il ribaltone del 2011 non avesse gettato discredito sul nostro paese, tengano bene a mente le parole del presidente della Bundesbank: “le riforme vanno fatte e non solo annunciate".
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