L’Italia ha un anno di tempo, a partire da oggi, per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e prevedere dei rimborsi per i detenuti vittime del problema. E non puo’ piu’ opporsi in alcun modo alla richiesta che le viene dalla Corte europea dei diritti dell’ uomo, perche’ proprio oggi la Corte di Strasburgo ha rigettato il suo appello, confermando il verdetto contro l’Italia che aveva gia’ emesso l’8 gennaio scorso. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha infatti rigettato la richiesta del governo di rinviare il ricorso Torreggiani ed altri davanti alla Grande Camera, rendendo cosi’ definitiva la sentenza gia’ emessa a gennaio. Una decisione che e’ stata indicata da molti in Italia come un’occasione per mettere finalmente mano a problema troppo a lungo sottovalutato e che secondo Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Partito democratico e componente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, ‘e’diventato un’emergenza che mette l’Italia in una situazione disonorevole e vergognosa davanti all’intera comunita’ internazionale’.
Nella sentenza dell’8 gennaio i giudici di Strasburgo condannarono l’Italia per aver sottoposto sette detenuti del carcere di Busto Arsizio e di Piacenza a condizioni inumane e degradanti. Gli uomini condividevano celle di nove metri quadri con altri due carcerati e non avevano sempre accesso alle docce dove spesso mancava l’acqua calda. La Corte oltre ad aver condannato l’Italia a risarcirli con quasi 90 mila euro, ha anche dato al governo un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri e introdurre nel proprio ordinamento misure che garantiscano ai detenuti di poter ottenere immediatamente un miglioramento delle loro condizioni oltre che un risarcimento per i danni subiti. Nella sentenza i giudici sottolineano che spetta al governo italiano trovare le soluzioni piu’ adatte a risolvere la questione. Tuttavia sollevano dubbi sulle misure prese sin dal 2010, in particolare con il piano carceri, e invitano le autorita’ italiane a mettere in atto misure alternative al carcere e a ridurre al minimo il ricorso al carcere preventivo. Se l’Italia non dovesse riuscire a risolvere la questione entro un anno la Corte di Strasburgo ricomincera’ a esaminare le centinaia di ricorsi per sovraffollamento gia’ arrivati e a multare l’Italia per il non rispetto dei diritti dei detenuti. E fonti sottolineano che dalla sentenza dell’8 gennaio la Corte riceve in media 10-15 richieste di informazioni sulle procedure per fare ricorso provenienti da tutti i carceri italiani.
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