Con l’approvazione anche alla Camera del cosiddetto pacchetto cittadinanza, ovvero il famigerato decreto Tajani che limita la trasmissione della cittadinanza ius sanguinis uccidendo l’italianità nel mondo, il provvedimento diventa legge. Gli effetti sono e saranno devastanti per le nostre comunità oltre confine: ce ne renderemo conto con il tempo.
Oggi, però, vorremmo soffermarci su un aspetto più politico.
Nell’Aula di Montecitorio, per la prima volta, gli eletti del partito di Maurizio Lupi, Noi Moderati, non hanno partecipato al voto. Si tratta della prima volta in assoluto dall’inizio della legislatura: deputati di Noi Moderati – tra questi Maurizio Lupi, Alessandro Colucci, Francesco Saveri Romano, Pino Bicchielli – che non hanno voluto dare il proprio contributo all’approvazione definitiva di una legge che massacra il mondo dell’emigrazione, gli italiani all’estero e i loro discendenti.
Riteniamo che questo atteggiamento rappresenti un fortissimo segnale da parte di quel partito, sia nei confronti dei nostri connazionali residenti oltre confine sia nei confronti del Movimento Associativo Italiani all’Estero, con cui Noi Moderati ha un accordo parlamentare.
Da parte del partito di Lupi, dunque, anche un gesto di grande rispetto nei confronti del MAIE, il Movimento fondato e presieduto da Ricardo Merlo, che ogni volta, con fatti come questi, si rafforza sempre più nei Palazzi romani.
E’ opportuno sottolineare, inoltre, che la vera partita sul decreto cittadinanza si è svolta al Senato, non alla Camera. E’ lì – visto che in Italia abbiamo ormai un monocameralismo di fatto – che si è svolta la battaglia più grande. Ed è proprio nell’Aula di Palazzo Madama che le opposizioni, tutte, avrebbero dovuto cogliere l’opportunità di essere più presenti e con energia lottare contro questo decreto.
Avrebbero dovuto farlo in maniera compatta e con la forza necessaria, invece le assenze sui loro banchi sono state massicce.
La sinistra, in generale, non ha dunque lottato come avrebbe dovuto, proprio lì dove era importante farlo. Si sono registrate assenze persino tra gli eletti all’estero dell’opposizione: gli unici due senatori che hanno lottato fino all’ultimo minuto e hanno dimostrato coraggio e determinazione sono stati Mario Borghese, MAIE, e Francesco Giacobbe, Pd. Onore a loro.
Tutti gli altri? Il nulla cosmico.
Gli eletti all’estero del centrodestra, poi, incredibilmente non solo hanno votato sì al decreto – i soliti soldatini di partito -, ma nelle loro dichiarazioni pubbliche si dicono convintamente a favore del provvedimento. Ma com’è possibile? Vadano a spiegarlo ai loro elettori, se ci riescono.
Nel frattempo, da fonti credibili abbiamo saputo che gli uomini e le donne del MAIE si riuniranno presto per analizzare quanto accaduto e per prendere una decisione sulla posizione del Movimento a Roma. Contiamo di saperne di più nelle prossime settimane e, naturalmente, vi terremo come sempre informati anche su questo.
Al momento, una sola cosa è certa: per quanto riguarda la cittadinanza ius sanguinis è cambiato tutto, l’Italia oltre confine a causa di questa legge perderà nel corso degli anni coloro che sono stati senza alcun dubbio – e sono tuttora – i migliori ambasciatori della nostra lingua, della nostra cultura, del made in Italy, delle nostre tradizioni e di tutto ciò che è italianità.
Tutto questo per colpa del segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, che mentre ha deciso di ammazzare lo ius sanguinis e di penalizzare chi ha sangue italiano nelle vene, vorrebbe facilitare, se non regalare, la cittadinanza italiana agli stranieri e ai loro figli. Cose da pazzi.