Nell’immediato lottare per agguantare la zona Champions League, dall’anno prossimo competere per lo scudetto. A fissare i traguardi presenti e futuri della Roma non e’ Luis Enrique, ma Walter Sabatini. Il direttore sportivo giallorosso, approfittando della presentazione del brasiliano Marquinho, ha voluto rilanciare le ambizioni giallorosse nonostante gli alti e bassi vissuti in stagione da Totti e compagni. ‘Anche se i numeri oggi ci condannano, l’obiettivo deve essere quello di combattere per arrivare in Champions League – ha dichiarato il ds -. Oggi e’ improbabile e sbagliato poter prevedere uno scudetto. Io auspico la competitivita’, che significa giocare alla pari con tutti’.
Insomma, per Sabatini la Roma deve ambire a qualcosa, ‘non deve passare il messaggio dell’anno di transizione’. Ma prima di tutto ‘deve rappresentare qualcosa nel panorama calcistico – ha confessato -. Per questo abbiamo scelto un tecnico portatore di un’idea alternativa, non rivoluzionaria. E un risultato importante lo stiamo ottenendo: giochiamo un calcio certamente ‘esclusivo’ in Italia. Ma siamo anche molto fiduciosi di poter rappresentare qualcosa in fretta. Il nostro non sara’ un piano quinquennale di memoria staliniana, sara’ molto piu’ veloce la nostra affermazione’. Nello specifico, quindi, la convinzione di Sabatini e’ quella di ‘poter combattere gia’ da quest’anno per ottenere qualcosa d’importante’. Senza rinunciare al progetto tecnico-tattico di Luis Enrique, finora decisamente altalenante. ‘Ma non vogliamo fare un passo indietro, non vogliamo che il nostro allenatore diventi un alchimista – ha specificato Sabatini -. Vogliamo un allenatore che sia portatore di un’idea calcistica importante, e noi dobbiamo avere la forza e il coraggio, perdendo anche qualche partita, di non fermarci ed andare avanti’.
Anche attraverso investimenti importanti sul mercato. ‘E’ evidente che l’acquisizione di un risultato importante come la Champions League darebbe respiro alle casse della societa’ e darebbe prestigio, forza e voglia di spendere qualche soldo in piu’ – ha sottolineato il dirigente giallorosso -. Con la proprieta’ americana e’ stato tracciato un piano di potenziamento della squadra: sappiamo bene che i calciatori che verranno dovranno essere molto forti perche’ l’anno prossimo ci dovra’ essere un compimento, una chiusura di quello che abbiamo iniziato a fare. Siamo sulle piste di giocatori di alto profilo’. Il piano d’impresa a stelle e strisce, pero’, non prevedera’ follie. ‘La proprieta’ non ha mai messo paletti e non ci ha inibito sulle scelte che faremo in futuro – ha ribadito Sabatini -. Di certo, dobbiamo proporre delle cose corrette, non e’ ipotizzabile fare la campagna acquisti del Manchester City…’.
Cosi’ come non sara’ ipotizzabile vedere Sabatini altrove nel prossimo futuro: ‘Il mio rinnovo lo considero marginale, non c’e’ una necessita’ impellente. Voglio firmare il contratto quando saro’ tranquillo di aver lavorato bene perche’ la Roma bisogna guadagnarsela, non ti spetta per diritto divino’.
Messaggio che dovranno far proprio anche elementi come Kjaer e Bojan, arrivati in prestito e finiti nel mirino della critica per prestazioni sottotono. I due, comunque, hanno trovato in Sabatini un convinto sostenitore: ‘Kjaer e’ vittima di una sindrome, di una macumba. Dopo il derby e’ entrato in un tunnel oscuro per cui adesso va in campo mostrando qualche insicurezza e facendo qualche errore eclatante. Lo proteggeremo fino in fondo, e poi faremo le nostre scelte. Bojan? Ha fatto un gol piu’ di Vucinic, non lo boccerei perche’ e’ un giocatore che vale. Aspettiamolo’. Cosi’ come si aspettera’ la fine della stagione per tracciare una linea e fare i conti. ‘Un fallimento rimanere fuori dall’Europa? No, magari sarei un po’ deluso – ha concluso Sabatini -. Ma non dovremo valutare freddamente un piazzamento, bensi’ i comportamenti che ci porteranno a quel piazzamento’. Da cui poi la Roma ripartira’. Stavolta per vincere.
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