Milan (e Juve) 37, Inter 29. Già si guarda a domenica sera, al derby della Madonnina: Allegri li ha vinti tutti, Ranieri ci prova; se ci riesce, Inter 32, Milan 37. Cinque punti da rosicchiare, non impossibile. Così i nerazzurri tornano a sognare scudetto.
Naturalmente lasciando a parte il discorso sulla Juve, uscita vittoriosa dal campo di Lecce giusto per potersi dire non solo candidata al tricolore ma anche Miss Europa Imbattuta. Sogni a parte,
il cammino dell’Inter dalla disperazione alla speranza è ricco di segnali positivi. Il fondo, i nerazzurri l’hanno toccato proprio con la Juve, perdendo in casa; poi – salvo il nuovo incidente casalingo con l’Udinese – sette vittorie con Genoa, Cagliari, Siena, Fiorentina, Cesena, Lecce e Parma hanno giustamente portato alla ribalta il buon sor Claudio Ranieri che ogni giorno deve fare i conti con un passato scomodo chiamato Mourinho e uno scomodissimo futuro battezzato Guardiola dai sapientoni. Sì, paradossalmente Ranieri sembra poco più di un traghettatore. E lui non è d’accordo: “Rivisitiamo insieme la mia carriera – mi ha detto – e si scoprirà qual è il mio karma: sono stato regolarmente chiamato a ricostruire squadre inguaiate, Cagliari,Napoli, Fiorentina.
Napoli,Fiorentina, Valencia, Chelsea, Parma, Juventus, Roma, e non ho mai mancato l’impegno. Con l’Inter si può fare di più. E meglio…”. Magari evitando ulteriori infelici incontri come gli è successo a Torino e Roma, quando l’hanno fermato verso il gran finale preferendogli due giovanotti – Ferrara e Montella – che hanno solo mandato all’aria il buon lavoro che lui aveva già fatto. Ferrara e Montella, in nome di un dissennato “guardiolismo”, ancora di moda perché – dico io – in Spagna Barcellona e Real Madrid possono giocare una stucchevole gara a chi segna più gol ai materassi di passaggio, cappotti e manitas ai saldi di stagione. Poi Ferrara ha trovato un suo giusto ruolo con gli azzurrini, Montella sta costruendosi una reputazione sulla panca del Catania, ma gioventù non è ancora diventata una garanzia.
E’ giovane Conte – sento dire: sì, un classe 1969 con quattrocento partite nelle gambe e cinque panchine…sulle spalle prima di quella bianconera: Siena (due volte), Arezzo, Bari e Atalanta. Gavetta. Esperienza. E un carattere a dir poco juventino: chi sa capisce cosa voglio dire. E che dire di Allegri, classe ’67 e un curriculum importante, una carriera tutta in crescita: Aglianese, Spal, Grosseto, Sassuolo e Cagliari. E finalmente il Milan, subito scudetto e la voglia di un bis clamoroso accompagnato da una Champions… Sulla strada di Conte e Allegri, il “vecchio” Ranieri (se vogliamo, insieme all’indomabile Mazzarri). E il campionato ha un bel carattere italiano. Altro che barcellonismo…
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