Alla fine, il maxiemendamento al ddl stabilità e la fiducia su di esso posta dal governo provocano la fuoriuscita di Forza Italia dall’esecutivo. E, in tempi di social network imperanti, è normale che la cosa rimbalzi sulla rete quasi in tempo reale. E’ in particolare il presidente dei deputati forzisti, Renato Brunetta, a scandire su Twitter la cronaca della crisi quasi minuto per minuto. I suoi tweet tambureggiano il malessere dello schieramento berlusconiano nei confronti dell’esecutivo: "Forza Italia esce dalla maggioranza di governo. Sono stati avvisati Letta e Napolitano"; "Sulla legge di stabilità non c’è stata alcuna risposta a nostre richieste"; "Su politica economica è totale fallimento del governo"; "Le larghe intese per noi sono finite"; "Le larghe intese erano la premessa per le riforme istituzionali. La natura del governo è cambiata"; "Tanto responsabili saremo noi, quanto responsabile sarà il centrosinistra"; "Il futuro segretario del Pd ha detto ‘finish’ alle larghe intese ancora prima di noi". Anche gli altri esponenti di Fi si danno da fare sui social network. "A opposizione per coerenza, innanzitutto verso nostri elettori. Impossibile fare riforme liberali con sinistra statalista e sue appendici", scrive Mara Carfagna. "Con legge di stabilità vince il partito della spesa che pretende sacrifici dai cittadini senza mettere a dieta lo stato. Forza Italia dice no", le fa eco Mariastella Gelmini.
Anche i commentatori si sbizzarriscono. Claudio Cerasa, del Foglio, chiosa: "Le larghe intese, diventate piccole, hanno due oppositori: Grillo e Berlusconi. Il destino di Letta, da oggi, coincide con quello di Renzi". Gad Lerner non sembra preoccupato dall’uscita di Berlusconi dall’esecutivo, ma vorrebbe che Letta agisse di conseguenza: "Senza Fi da stasera il governo sarà un po’ meno di destra. Ma se non comincerà a dimostrarlo nei fatti, alla povera gente importerà ben poco". Luca Sofri, invece, se la ride: "Infine è un governo del Pd, con l’aiuto di Sc e Ncd: per merito di Berlusconi, pensa un po’". Gianni Riotta, dal canto suo, sembra preoccupato di una possibile deriva estremistica: "E da oggi M5S e Beppe Grillo hanno concorrenza. Si vedranno in battaglia due populismi". Ma c’è anche chi chiede direttamente le elezioni. E’ il caso di Fabrizio Rondolino, che twitta: "Nei regimi parlamentari, se un partito lascia la maggioranza il presidente del Consiglio sale al Quirinale e si presenta dimissionario alle Camere".
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