Non entro nel merito della vicenda “Ruby” che è comunque squallida di suo, così come molte delle altre questioni giudiziarie che hanno coinvolto negli anni Berlusconi, ma sono rimasto colpito dall’astio o – meglio – dall’odio evidente della dott.ssa Boccassini nei riguardi dell’imputato. Un pubblico ministero deve accusare senza sconti perché è il suo mestiere, ma quando esce dal suo ruolo e in tutto traspare soprattutto un suo odio personale e viscerale emerge il sospetto che allora l’accusa sia prevenuta e non più limpida, politica e non più solo basata su fatti, prove e documenti.
Berlusconi potrà essere giudicato un furbacchione o peggio e i suoi avvocati dei marpioni, ma quando si esagera l’effetto è controproducente, soprattutto quando l’aula dei tribunali diventa un’arena politica.
Mi chiedo se la Magistratura italiana abbia da guadagnare qualcosa in credibilità davanti ad arringhe così esasperate che alla fine – al di là dello specifico verdetto – la espongono a critiche feroci anche da chi crede che politica e giustizia debbano (dovrebbero) procedere separate, con ruoli diversi in un reciproco percorso di credibilità. Beate fantasie, lo so, ma almeno questa dovrebbe essere la teoria…
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