Elezione diretta del presidente della Repubblica e legge elettorale con il doppio turno. La proposta di riforma Costituzionale che Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano illustrano in una conferenza stampa fiume al Senato ha come punto di riferimento il modello francese. Una proposta su cui il Cavaliere chiama al confronto il resto delle forze presenti in Parlamento: ‘Mi sono dimesso per fare le riforme con l’opposizione’ e’ la premessa dell’ex capo del governo convinto che, nonostante i tempi siano stretti, ci sia la possibilita’ di arrivare al traguardo e modificare la Carta costituzionale. L’appello al confronto lanciato dal Pdl pero’ non sembra trovare interlocutori disponibili. Il Pd respinge al mittente la proposta, ‘non ci sono le condizioni’. La pensano allo stesso modo gli ex alleati della Lega Nord che rispondono: ‘Il tempo ormai e’ scaduto’. Sul dibattito pesano anche i sospetti su un attivismo del Cavaliere che punterebbe a favorire, con una riforma ad hoc, la sua ascesa al Colle, nel 2013 Il presidente del Senato Renato Schifani non entra nel merito del dibattito ma ci tiene a far sapere come ‘i tempi per fare le riforme’ ci siano.
Convinto che la fine della legislatura possa portare all’approvazione delle modifiche alla Costituzione e’ ovviamente il Pdl. Berlusconi snocciola i dettagli della riforma che prevede oltre all’elezione diretta del Capo dello Stato la possibilita’ di tenere delle primarie per la scelta dei candidati alla presidenza della Repubblica. Spetta poi al segretario del partito, Angelino Alfano, seduto in conferenza stampa con l’ex capo del governo, annunciare che il gruppo del Senato sottoporra’ direttamente all’aula di palazzo Madama la proposta di modifica. In Senato infatti la discussione sulla bozza di riforma costituzionale e’ alle battute finali in Commissione e salvo ritardi dovrebbe approdare in aula giovedi’. E in quella sede che i senatori pidiellini proporranno ai loro colleghi le modifiche basate sul modello francese: ‘L’opinione pubblica – mette spiega l’ex Guardasigilli – avra’ chiaro chi saranno gli innovatori e chi i conservatori’.
A depotenziarele aspettative del Pdl e’ pero’ l’indisponibilita’ del resto dell’arco parlamentare. Il primo ‘niet’ arriva dal Pd, partito a cui i pidiellini guardavano come interlocutore principale: ‘Per noi non e’ un tabu”, precisa Pier Luigi Bersani che contemporaneamente evidenzia un certo scetticismo per il percorso scelto dal Pdl: ‘Il vero problema – dice – e’ che non vediamo le condizioni politiche ne’ i tempi per affrontare la questione’. Anzi, i sospetto del leader del Pd e’ dietro l’attivismo del Cavaliere ci sia la volonta’ di ‘non cambiare nulla’.
Un no secco arriva anche dagli ex alleati della Lega: ‘Il tempo e’ scaduto’, e’ la replica a caldo di Roberto Maroni indisponibile poi a discutere di una legge elettorale che prevede il doppio turno ‘Per il Pdl puo’ andare bene, ma per noi no. Non e’ il modello piu’ giusto per consentire la massima partecipazione’. Va all’attacco anche Italo Bocchino, vice presidente di Fli che bolla le parole di Berlusconi ed Alfano come ‘propaganda. La proposta – spiega – e’ tardiva, andava fatta nel 2001 o nel 2008 quando il centrodestra aveva i numeri per cambiare davvero le istituzioni’. Al coro di giudizi negativi si aggiunge anche l’Udc che con il suo presidente Rocco Buttiglione rilancia sul modello tedesco perche’ ‘modifiche di tale portata non sono realizzabili in questo scorcio di legislatura, in quanto richiedono di cambiare profondamente gli assetti costituzionali e gli equilibri dei poteri’.Chi parla invece di ‘raggiro’ e’ Antonio di Pietro che punta il dito contro Berlusconi: ‘La proposta del Pdl – accusa – e’ solo un artifizio, uno strumento mediatico’.
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