Non se ne poteva più. Così come Gianfranco Miglio parlava di un clientelismo buono da tutelare al Sud, ci sentiamo in diritto di dire che v’è un berlusconismo sano senza il quale in Italia non c’è un argomento che tenga banco nei caffè, nelle salette dei talk show, dal parrucchiere o nelle manifestazioni del femminismo 2.0 del tipo: “Se non ora, quando?”.
Domenica 16 dicembre 2012, a Domenica Live su Canale 5 è tornato per una lunga intervista il Presidente Berlusconi, che tra aneddoti sportivi, personali e gossip mondano ha parlato di politica e dell’esperienza Monti. Due, in particolare, le cose che lasciano riflettere. La prima è stata il bagno d’umiltà a cui s’è sottoposto chiedendo scusa ai suoi elettori, sostenitori, militanti, per gli eccessi e le strumentalizzazioni a cui ha dato una mano riguardo a presunti festini ed esuberanze private. Ribadendo ovviamente l’assoluta assenza di immoralità o illegalità nelle cene di Arcore, esercizio ripetuto nei mesi per la solitudine in cui s’è sentito stringere dagli eventi (divorzio e care perdite). La seconda è l’endorsement per Monti, personaggio sul quale mi sono più volte espresso.
Chi però da tempo conosce Silvio sa bene che non bisogna mai dare molto peso a ciò che dice, al “piano a”. C’è sempre il piano di riserva. Ed infatti, nonostante non ami la politica fiscale ed estera seguita dal Professore, è stato costretto a seguire una certa linea per smarcarsi da spinose pressioni interne ed esterne al suo stesso partito, il Pdl. Lo spread alle stelle, il suo movimento spaccato su una sua possibile ri-discesa in campo, il centro riluttante all’idea di una federazione con Berlusconi premier, la Lega e i suoi diktat, ed il PPE che assieme alla Germania decantano in maniera non troppo nascosta il loden per l’operato del professore. Una serie di fattori che avrebbero potuto schiacciarlo e farlo implodere, isolandolo e tacciandolo di smanie di protagonismo. Invece, abilmente, ha subito proposto a Mario Monti (anche in sede europea) di guidare una federazione dei moderati che comprenda il Popolo della Libertà, la Destra, la Lega Nord, il centro con Casini e Montezemolo per unire il blocco degli alternativi alla sinistra e non perdere un’occasione storica per vincere ancora una volta le Politiche.
Il tutto ben lucido del fatto che i centristi non accetteranno mai un apparentamento con gli azzurri a guidare un governo montiano (pretendono la golden share), che la Lega di Maroni non potrebbe mai accettare di fare da stampella agli eurocrati e last but not least, lo scetticismo del regista che un anno fa portò a Palazzo Chigi Mario Monti (Giorgio Napolitano), non troppo entusiasta di far perdere la dicitura “super partes” al suo pupillo.
L’epilogo? Monti si manterrà fuori dall’agone politico (è già Senatore a vita) anche per non fare un torto al Pd, che l’ha sostenuto in solido con gli avversari in questo anno di governo. Berlusconi potrà dire, dinanzi ad una inopinabile evidenza dei fatti, che non ci sono state le condizioni per la riunificazione dei moderati e che quindi si vede costretto ancora una volta a scendere in campo per arrestare l’avanzata dei nemici storici alla guida del Paese. E’ tenace, in Italia, l’avvitamento storico. Se il mondo va a dvd, il Bel Paese non si stanca di riavvolgere il nastro delle audiocassette. Preparatevi a riascoltare il refrain.
@andrewlorusso
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