Il Parlamento archivia la richiesta di messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica presentata del M5s. L’istanza dei Cinque Stelle e’ stata bocciata dalle altre forze politiche con Fi che, dopo aver annunciato l’intenzione di votare contro l’archiviazione, ha fatto marcia indietro ed e’ uscita dall’aula per non votare. Si smonta dunque quella che sembrava essere un’ asse tra Fi e M5s contro il Capo dello Stato. Un ammiccamento nato sull’onda delle polemiche generate dalle rivelazioni di Alan Friedman sui contatti tra Giorgio Napolitano e Mario Monti, nell’estate precedente al suo incarico da premier. Un polverone che non sembra placarsi provocando l’incredulo rincrescimento degli altri attori in campo. Quelli a cui Monti avrebbe riferito della possibile sua candidatura a premier. E cioe’: Romano Prodi e Carlo De Benedetti.
"Siamo proprio una gabbia di matti” commenta Prodi che conferma di aver parlato della questione con Monti ma nega che vi sia stato alcun riferimento ad un colloquio con il Capo dello Stato. "Era il segreto di Pulcinella: tutti i giornali parlavano di Monti" ironizza De Benedetti che cita Shakespeare per stigmatizzare il polverone creato sul caso Monti-Napolitano: "tanto rumore per nulla..". Il senatore a vita nega di aver divulgato i colloqui avuti con Napolitano a Prodi e De Benedetti, spiega di aver chiarito l’equivoco con Napolitano e ironizza: "con una mia espressione direi che’siamo in una gabbia di matti’…".
L’ex premier e’ tagliente con Friedman: "cosa non si fa per vendere libri" e "si crede investito da uno spirito di crociata etica nei confronti di noi italiani". Fatto sta che la polemica riaccende antichi rancori di Forza Italia verso Napolitano. Gli azzurri chiedono che venga fatta chiarezza e cosi’ il M5s che rilancia ma non perdona lo sgambetto ai forzisti."Forza Italia con il coraggio dei conigli o con l’opportunismo dei sodali e’ uscita dall’Aula per non votare" attacca Grillo che non recede: "Prima Napolitano verra’ rimosso, prima l’Italia potra’ ripartire".
Il M5s, insomma, non molla l’osso. Fallita l’azione al Comitato adesso intende raccogliere le firme per portare in Aula l’impeachment. A Grillo servono 238 senatori o deputati per farlo e per convincerli intende lanciare una grande mobilitazione tra i cittadini con banchetti nelle strade per convertire anche gli elettori degli altri partiti alla loro causa contro il Capo dello Stato. E chiedendo loro di fare pressione sui loro parlamentari. Il primo round dell’attacco, anche grazie allo scoop di Friedman, e’ andato a segno: "ora tutti parlano di colpo di stato. Il dubbio sull’operato del presidente della Repubblica si e’ finalmente insinuato tra i cittadini" dicono quelli del Movimento. La fase uno si e’ conclusa, ora – aggiungono – parte la ‘fase due’.
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