L’11 settembre 2001 ero a Santo Domingo, dove risiedo da ormai quindici anni. Ricordo perfettamente i momenti in cui i due aerei colpirono le Torri Gemelle. Rimasi incollato davanti al televisore con la bocca aperta, senza saper cosa dire, senza commento, senza respiro, senza sentire nulla se non i battiti del mio cuore, senza voler credere a ciò che i miei occhi stavano vedendo.
Lo schianto dell’aereo sulla prima delle Twins Towers; poco dopo, il secondo aereo colpisce l’altra torre. E’ tragedia, è attacco agli Stati Uniti, è puro terrore. A pensarci mi viene ancora la pelle d’oca. E ancora oggi, a distanza di 10 anni, è difficile descrivere i sentimenti che ho provato allora, senza rischiare di essere banale. Paura, incredulità, e poi rabbia e tristezza. Tanto dolore. Il cuore mi fa male ancora adesso, mentre rivedo le immagini delle esplosioni.
L’11 settembre del 2001 ero un giovane pieno di progetti e di speranze, avrei compiuto 24 anni dieci giorni dopo. Mi sono sentito all’improvviso vecchio e stanco. Immobile, mentre guardavo le riprese televisive dagli elicotteri che giravano intorno alle Torri Gemelle; mentre i giornalisti non sapevano se piangere o restare con la bocca aperta, ma dovevano andare avanti con il loro lavoro, raccontare ciò che stava accadendo: le fiamme, il fuoco, quella gigantesca nuvola di fumo nero che copriva il cielo di New York. Persone che sembravano pupazzi precipitavano giù dai piani più alti delle Torri, senza possibilità di scampo. E poi il crollo: prima una, poi l’altra torre. Le Twins Towers, simbolo degli Stati Uniti padroni del mondo, simbolo dell’America grande e produttiva, crollate in pochi secondi. Orribile, spaventoso. Ingiusto. La gente che corre, non sa dove andare, cerca di mettersi in salvo. I pompieri, i newyorkesi che si sforzano di salvarsi l’un l’altro. Storie di martiri ed eroi. 11 settembre, dieci anni dopo. E fa ancora male.
Se avrò dei figli, un giorno, non so cosa potranno provare di fronte alle immagini che ci accompagnano e ci accompagneranno ancora, per sempre. L’11 settembre del 2001 per tutta la durata dell’attacco, della tragedia, per me il mondo non esisteva, io non esistevo. E se esistevo, ero senza dubbio americano.
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