Anarco-insurrezionalisti ed emuli delle Brigate Rosse, ‘lone wolf’ (i ‘terroristi solitari’ jihadisti) e le mafie, ma anche la crisi economica che mette a rischio il ‘made in Italy’ e gli hacker. Sono tante le minacce alla sicurezza del Paese analizzate nella relazione dei servizi segreti al Parlamento riferita al 2011.
CRISI PONE A RISCHIO MADE IN ITALY – Proprio al binomio difficile congiuntura dell’Italia-vulnerabilita’ del sistema Paese e’ stata dedicata particolare attenzione dagli 007. In questo ambito, notano i servizi, la crisi ha reso il tessuto imprenditoriale nazionale piu’ esposto allo spionaggio industriale che potrebbe costituire un ‘serio danno alla sicurezza e alla competitivita’ del sistema Paese’.
L’intelligence registra ‘un particolare attivismo di operatori economici stranieri nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia’, come la crescente presenza di operatori dell’Est Europa nella distribuzione del gas e prodotti petroliferi. Ma il rischio arriva anche dall’Asia, i cui operatori, attratti dal brand manifatturiero italiano, potrebbero incrementare i piani di investimento nel Belpaese. Ma della crisi economica, mette in guardia la relazione, potrebbero approfittare anche antagonisti e mafie. I primi strumentalizzandola per radicalizzare il disagio sociale. Le seconde accrescendo i margini di infiltrazione nel tessuto produttivo e imprenditoriale, specie attraverso ‘la compartecipazione occulta e l’inserimento di capitali illeciti in aziende in crisi’.
ANARCHICI INFILTRANO PROTESTA – Sul fronte dell’eversione interna il pericolo numero 1 sono sempre gli anarco-insurrezionalisti, che puntano ad ‘infiltrare le manifestazioni di protesta’ per ‘radicalizzare le espressioni di dissenso e provocare disordini e incidenti, cui attribuire valenza ‘insurrezionale”. I servizi segnalano infatti il ‘rischio di derive violente per il possibile inserimento, nel quadro di legittime espressioni del dissenso, di gruppi o soggetti che, anche sull’onda del ‘ribellismo distruttivo”, intendano ‘praticare elevati livelli di contrapposizione’. Ci sono poi gli emuli delle Br che possono ‘aggregarsi per eseguire e rivendicare attacchi, anche se non di elevato spessore, contro simboli del potere costituito’. E dagli irriducibili detenuti nelle carceri, scrivono gli 007, sono arrivate ‘indicazioni’ a chi e’ fuori di ‘orientare in una prospettiva di classe’ i conflitti sociali.
MINACCIA JIHADISTA – L’Italia resta poi ‘un potenziale target di progettualita’ offensive di matrice jihadista’, scrivono gli 007, sottolineando che le alluvioni in Liguria e in Toscana di fine ottobre sono state commentate ‘con esultanza’ sui siti web islamisti. La minaccia principale e’ legata all’iniziativa estemporanea di terroristi solitari (‘lone wolf’), suggestionati dagli appelli al jihad individuale che arrivano dall’area qaidista. Nel 2011, comunque, si rileva, non si sono registrate ‘minacce dirette contro il nostro Paese’ e l’onda lunga della ‘Primavera araba’, per l’Italia ‘non ha determinato, fino ad oggi, significative ripercussioni sotto il profilo della minaccia terroristica’. Sul fronte missioni militari all’estero continuano ad essere elevati i pericoli per il continente in Afghanistan, dove ‘la cornice di sicurezza si e’ mantenuta estremamente precaria’. Ed anche in Libano ci sono ‘indicazioni relative al rischio di azioni ostili nei confronti di obiettivi occidentali, di esponenti governativi e delle forze di sicurezza locali’.
ATTACCHI CIBERNETICI – Ampio spazio viene infine dedicato alla minaccia cibernetica che, spiega la relazione, ‘ha fatto registrare una crescita esponenziale’. Il dato che emerge e’ quello dell’aumentata vulnerabilita’ di una moltitudine di attori, statali e non, cui ha corrisposto il proliferare di sempre piu’ sofisticate tipologie di attacchi informatici mirati. Per contrastare gli hacker l’intelligence ha acquisito sistemi tecnico-operativi di ultimissima generazione ed ha sviluppato sinergie con il settore privato.
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