La partita delle unioni civili non si è chiusa ieri. O almeno è quello che giurano i gruppi di opposizione di centrodestra, che si sono già organizzati in un comitato referendario presieduto da Eugenia Roccella e che proporrà un quesito volto ad abrogare l’intero articolo 1 della cosiddetta legge Cirinnà approvata ieri in via definitiva dalla Camera. L’obiettivo, spiega proprio la Roccella, "è fare un’operazione verità: questa non è una legge che vuole dare diritti ma che punta a creare un simil-matrimonio, la finalità è il mercato della filiazione. Vogliamo chiarire che la stepchild in questo testo c’è, perché ci sono state già 5 sentenze di adozioni gay dal giorno dell’approvazione al Senato. E lasciando la seconda parte della legge tutti i diritti restano in piedi".
Ci sono tutti, alla presentazione del comitato e del quesito alla Camera: da Forza Italia ad alcuni esponenti di Conservatori e Riformisti (che ha lasciato libertà di coscienza ai propri parlamentari), da Fratelli d’Italia alla Lega e perfino Maurizio Sacconi e Alessandro Pagano, sempre più distanti dal loro gruppo, Area Popolare, il cui rapporto al governo col Pd rimane invece saldo.
Tutti d’accordo col fatto che, come dice Maurizio Gasparri, "la legge pone un problema di natura antropologica" e soprattutto che "questa legge crea un simil-matrimonio per poter mettere mano alla genitorialità. E’ il primo passo verso una situazione in cui l’unione diventi il primo passo verso adozione e stepchild, lo ha detto ieri il Pd stesso" come aggiunge Gaetano Quagliariello.
Molto chiaro anche il leghista Nicola Molteni: "Il decreto approvato ieri rappresenta un colpo mortale alla famiglia tradizionale. Noi abbiamo sempre detto sì a un dibattito sui diritti individuali, ma no ai matrimoni e adozioni omosessuali e all’utero in affitto che lede la libertà è la dignità della donna. Il voto di ieri non rappresenta la maggioranza dei cittadini italiani". E Giovanardi spiega che a causa del doppio ricorso alla fiducia "non ci è stato possibile votare gli emendamenti né alla Camera né al Senato, e dunque la strada referendaria è l’unica possibile".
Nel mirino del centrodestra c’è anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui ora spetta il primo vaglio della nuova legge: "Verificheremo nelle prossime ore il comportamento del presidente della Repubblica sulla legge sulle unioni civili, perché a nostro parere avrebbe solidi argomento per rimandare alle Camere il provvedimento" spiega Sacconi.
Ma la speranza più grande dei referendari è che attorno il referendum il centrodestra si ricompatti: "C’è una base culturale condivisa nel centrodestra – spiega Roccella – anche se la nostra è una proposta aperta alle associazioni: pensiamo alle piazze riempite dal Family Day nell’ultimo anno, alle associazioni Pro Life". E Quagliariello sottolinea: "Bisogna notare come su questo tema si sia unita tutta l’opposizione, si prepara una risposta a Renzi che possa essere una ipotesi di alternativa".
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