Contro la violenza alle donne, una piaga endemica in Turchia, niente sesso per 41 giorni: e’ l’ appello lanciato da un’associazione di donne di Konya, capitale spirituale dell’Anatolia, culla del sufismo e dei Dervisci Rotanti di Mevlana Rumi. L’appello allo sciopero del sesso, e delle faccende domestiche, delle donne di Konya sara’ esteso a tutte le turche da Piazza Taksim a Istanbul, scrive Radikal. Arriva mentre il paese e’ ancora scosso da una nuova vicenda violenza di gruppo contro una ragazzina di 13 anni, stuprata a Golcuk da 29 uomini. E a rendere ancora piu’ scottante l’allarme delle donne di Konya giunge un sondaggio realizzato per l’Universita’ di Karikkale presso gli uomini turchi sulla violenza domestica: il 34% della popolazione maschile del paese ritiene che picchiare la moglie ‘ogni tanto e’ necessario’. Quasi un turco su 5 (il 18%) considera che l’uomo a casa e’ il capo ed ‘e’ libero di usare la violenza quando occorre’, l’11,8% che bisogna punire la donna se ‘si mette contro il marito’.
Il ritorno dei valori di una societa’ patriarcale islamica soprattutto nelle zone rurali e nelle perfierie delle grandi citta’ sembra favorito anche dai 10 anni di potere del premier Recep Tayyip Erdogan, che ha ridato voce e orgoglio alla Turchia profonda, religiosa e conservatrice, riducendo l’influenza della componente laica ed europea. ‘In Turchia gli ultimi dibattiti sul corpo femminile hanno lasciato un sapore amaro in bocca alle donne’ rileva la scrittrice Elif Shafak.
L’anno scorso lo stesso Erdogan ha suscitato violente polemiche pronunciandosi per un’abolizione dell’aborto. Una iniziativa che poi, per ora, non ha avuto seguito, ma che ha fatto scendere migliaia di donne in piazza a Istanbul e Ankara, e rizzare i capelli all’opposizione ‘kemalista’, fedele al pensiero del fondatore della Turchia moderna e laica Mustafa Kemal Ataturk.
Preoccupano poi i dati sulla violenza sessuale, in crescita del 400% dal 2002. Poche settimane fa ha destato grande emozione nel paese il processo in appello per un altro stupro di gruppo, subito da una bambina di 12 anni violentata da 26 uomini a Mardin nell’Anatolia orientale. Durante il processo di primo grado gli imputati erano stati rimessi in liberta’. ‘Lei non ha una figlia? Che cosa farebbe se sua figlia avesse subito tutto cio’?’, aveva scritto la ragazzina all’allora ministro della giustizia: ‘Tutti gli accusati ora sono fuori. Che ne e’ della mia vita?’.
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