Parlare con un conoscente di quello che aveva combinato a Chiomonte (Torino), raccontando nei particolari l’azione violenta compiuta contro le forze dell’ordine e il cantiere del Tav, e’ costato caro a un giovane anarchico e a due suoi presunti complici che, intercettati, sono ora stati arrestati e sono indagati per reati pesanti, tra cui quello di terrorismo. I tre, arrestati a Milano e a Lecce, sono Lucio Alberti, di 24 anni, Francesco Nicola Sala, di 26, e Graziano Mazzarelli, di 23, tutti appartenenti al circolo anarchico "La mandragola": gli ultimi due con precedenti in materia di ordine pubblico.
Mazzarelli si trovava dallo scorso 19 giugno 2013 agli arresti domiciliari per i disordini avvenuti in occasione dello sgombero dell’aula Cuem all’universita’ Statale di Milano. I reati contestati sono fabbricazione e porto di armi da guerra e congegni esplosivi, danneggiamento seguito da incendio, violenza a pubblico ufficiale. Ma i tre sono indagati, in stato di liberta’, anche per il reato di terrorismo.
I pm della Procura della repubblica di Torino (che ha coordinato le indagini della Digos di Milano e Torino), Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, hanno ottenuto la custodia cautelare per altri reati ma procedono anche per la medesima accusa gia’ contestata ai quattro attivisti che sono gia’ sotto processo a Torino, quella di terrorismo.
La Cassazione, pronunciandosi nell’ambito del processo torinese ai quattro No-Tav arrestati il 9 dicembre (sempre per lo stesso episodio a Chiomonte), aveva sancito che l’accusa di terrorismo (e non le altre ipotesi di reato contestate), doveva essere sviluppata e argomentata in modo diverso. La Procura quindi sta svolgendo degli approfondimenti seguendo le indicazioni della Corte. Quello della notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 fu "un attacco in piena regola" al cantiere Tav del cunicolo esplorativo di Chiomonte (Torino).
Nel resoconto della Questura di Torino si parlava di circa 30 persone, tutte travisate, che attorno alle 3.15 avevano preso d’assalto il perimetro del cantiere in un caso tagliando un piccolo tratto di recinzione, in altri cercando di bloccare con cavi di acciaio alcuni varchi normalmente utilizzati dalle forze dell’ordine. Azioni simultanee, su piu’ fronti, utilizzando bengala, razzi esplosi da un rudimentale mortaio, artifici pirotecnici, bombe carta e bottiglie incendiarie.
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