Quarantanove secondi: e’ quanto e’ bastato al presidente del tribunale collegiale di Pescara Carmelo De Santis per leggere la sentenza di condanna di Ottaviano Del Turco. Nove anni e sei mesi per associazione a delinquere, concussione, corruzione e falso in ordine a 18 capi di imputazione per la Sanitopoli abruzzese che il 14 luglio 2008 decapito’ la giunta di centrosinistra allora al potere. In soli 49” e’ arrivato sul capo di Del Turco, assente in aula e a casa a Collelongo (L’Aquila) ad attendere la sentenza, un colpo di maglio che per qualcuno era tutt’altro che imprevisto, come ha subito tenuto a sottolineare l’ex capo della procura pescarese Nicola Trifuoggi, oggi in pensione ma presente alla lettura. ”E’ una sentenza che ristabilisce la verita’ su un fatto doloroso per l’Abruzzo. Sono amareggiato per la malafede con cui sono partite campagne mediatiche che volutamente diffondevano la falsa notizia di innocenza acclarata che hanno condizionato l’opinione pubblica”.
Cinque anni di battaglie, legali e mediatiche come dice Trifuoggi, concluse con 51 anni di condanne complessive e oltre 11 mln di risarcimenti: un minimo scostamento da quanto richiesto dai pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio, che per Del Turco avevano chiesto 12 anni. Con l’ex governatore condannati a nove anni l’ex capogruppo del Pd in regione Camillo Cesarone, stessa pena per Luigi Conga, ex manager dell’Asl Chieti. Sei anni e mezzo per Lamberto Quarta, all’epoca dei fatti segretario della presidenza Del Turco, quattro anni all’ex deputato Pdl Sabatino Aracu e all’ex assessore Pd Antonio Boschetti e due all’altro ex assessore alla sanita’ Bernardo Mazzocca. Tra gli altri condannati spicca il nome del grande accusatore di Del Turco, Vincenzo Angelini, il patron della casa di Cura Villa Pini, al centro delle presunte tangenti. La clinica e’ fallita, ma Angelini ha detto che ”rifarei tutto, perche’ non potevo farne a meno”, spiega riferendosi alle denunce per le mazzette che avrebbe dato ai politici abruzzesi, di cui 6 milioni a Del Turco. E da Collelongo a sua volta Del Turco attacca i magistrati parlando di commistioni di carriere ”molto spesso diventano presidenti di corte magistrati che hanno fatto i pubblici ministeri e si portano appresso anche quella cultura”, e ovviamente parla di sentenza ”ingiusta”, promettendo battaglia in appello.
Mai stati bassi i toni dal quel 14 luglio 2008, 1832 giorni sempre condotti con la baionetta innestata e puntando sull’inaffidabilita’ di Angelini, considerato l’unica fonte dell’accusa. Ma, come ha spiegato il legale delle cliniche Aiop, concorrenti di Angelini, Tommaso Marchese ”e’ evidente che il tribunale ha giudicato i fatti e l’associazione a delinquere basandosi proprio sugli atti amministrativi della Giunta Del Turco. Le prove stavano la’ dentro”. Proprio quella ”montagna di prove” di cui Trifuoggi parlo’ subito dopo gli arresti e su cui molto la difesa aveva ironizzato nel dibattimento come ”inesistenti”, come i soldi delle tangenti mai trovati. Ma come aveva previsto l’ex procuratore Trifuoggi (”ora mi aspetto anche che parleranno di errore giudiziario o persino di persecuzione”), ecco le prime reazioni del mondo politico sulla sentenza. ”Non conosco le carte del processo, ma temo fortemente che siamo di fronte ad un altro clamoroso caso di errore giudiziario”: ha detto Sandro Bondi Coordinatore del Pdl. A cui e’ venuto in supporto Daniele Capezzone ”Ero e resto convinto dell’innocenza di Ottaviano Del Turco”, ha spiegato il Presidente della Commissione Finanze della Camera.
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