Cresce ancora la tensione lungo il confine fra Siria e Turchia all’indomani dell’abbattimento di un elicottero militare di Damasco da parte dei jet di Ankara, con la conquista ieri da parte dei miliziani jihadisti del Siis (‘Stato Islamico di Iraq e Siria’, affiliato ad Al Qaida) della citta’ di frontiera di Azaz, strappata ai ribelli ‘ufficiali’ dell’Esercito Siriano Libero (Els). Le autorita’ turche hanno chiuso per ”motivi di sicurezza” oggi il valico di confine di Oncupinar, a soli 5 chilometri da Azaz.
In serata, i combattimenti sono ripresi attorno alla citta’ dove sono arrivati rinforzi Els da Aleppo. La situazione nella fascia di territorio siriano lungo il confine, controllata dalle varie fazioni ribelli, si fa sempre piu’ complicata, e potenzialmente pericolosa per Ankara, che rischia di vedersi consolidare un caposaldo di Al Qaida a pochi passi dal proprio territorio. Il governo del premier Recep Tayyip Erdogan si e’ schierato dall’inizio della crisi con i ribelli sunniti anti-Assad. Secondo l’opposizione turca, per dare una spallata finale all’ex-amico Assad, Erdogan aiuta anche i gruppi vicini ad Al Qaida, in particolare Al Nusra e Siis, che negli ultimi mesi si sono scontrati anche con le milizie curde per il controllo delle aree curde del Nord abbandonate dalle forze di Damasco.
Ankara non vuole una possibile regione autonoma curda in Siria nel triangolo fra i confini con Turchia e Iraq, temendo un contagio ai ‘suoi’ curdi. In una intervista al quotidiano turco Taraf anche Saleh Muslim, leader del Pyd, il principale movimento curdo-siriano, ha accusato la Turchia di fornire ”armi e cannoni” ai jihadisti. ”Ho le prove” ha avvertito. Le formazioni qaediste, composte da molti veterani stranieri della ‘jihad’ in Afghanistan, Libia o Iraq, sono impegnate in una guerra nella guerra contro curdi e Els per il controllo del territorio da cui si sono ritirate le forze del regime. I combattenti jihadisti o islamici sono ormai maggioranza fra i ribelli secondo l’IHS Jane’s Report. Per l’autorevole istituto specializzato nella difesa, i ribelli sono circa 100mila, organizzati in oltre mille gruppi: 10mila, i piu’ agguerriti e meglio armati, fanno parte dei gruppi di Al Qaida, 30-35mila sono islamici radicali di altre formazioni, 30mila sono islamici piu’ moderati. Solo una minoranza di circa 25mila combattenti fa parte di formazioni secolariste o nazionaliste. Dopo la conquista di Azaz, dalla citta’ siriana sono usciti attraverso le reti sociali messaggi di allarme degli abitanti. Nei comuni che hanno occupato, dove non e’ facile arrivare per i giornalisti stranieri – non pochi sono stati sequestrati – i jihadisti hanno imposto regole islamiche ferree a una popolazione abituata alle norme di vita secolari praticate dal regime Assad. Una inviata di El Pais ha potuto recarsi a Raqqa, controllata dai jihadisti da un anno. ”Raqqa, ha scritto, la prima citta’ siriana presa dai ribelli, soffre un nuovo regime dittatoriale, dove gli oppositori agli islamici denunciano torture e detenzioni arbitrarie”.
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