Dal suo appartamento nella localita’ residenziale di Kochav Yair, a nord di Tel Aviv, Rina Hever segue febbrilmente da mesi gli sviluppi in Siria, e in particolare annota le defezioni dei responsabili del regime. Sul tavolo del salotto ha sparpagliato i giornali del giorno. Su questo tema, e’ una della persone piu’ ferrate in Israele: anche perche’ a sospingerla vi e’ l’ansia di conoscere la sorte del figlio, Guy, scomparso sul Golan 15 anni fa, e secondo lei ancora vivo. E adesso i suoi sforzi cominciano ad essere premiati, perche’ un viceministro israeliano (Ayub Kara, un druso del Likud) ha allacciato rapporti di fiducia con esponenti della opposizione siriana e promette di aiutarla.
Le tracce di Guy Hever si persero nell’agosto 1997. Era militare di leva in una base sul Golan occupato, a breve distanza dalla linea di demarcazione con la Siria. Praticamente svani’ nell’aria: proprio come uno dei personaggi del libro che aveva lasciato dietro di se’ nella torretta di guardia. E’ un tascabile un po’ stropicciato: ‘Quantum Leap-Pulitzer’, di Elisabeth Storm. Si narra di uno scienziato perdutosi nel tempo, sospeso fra passato e futuro, e di un prigioniero di guerra statunitense rientrato dal Vietnam dopo molti anni, sospettato dai vertici militari.
Il Vietnam privato di Rina Hever si chiama Damasco. ‘Sono certa che Guy sia in qualche cella in Siria, me lo sento dentro’ dice Hever. Proprio adesso che il regime di Bashar Assad si sta sfaldando, che alcuni responsabili militari cercano riparo all’estero, nel piccolo appartamento di Kochav Yair si riaccende la speranza. Forse uno di loro sara’ in grado di fornire lumi, di aiutare a trovare l’ago nel pagliaio.
L’establishment militare israeliano, lamenta Hever, la segue con commiserazione, l’aiuta col contagocce: diversamente dal comportamento riservato alla famiglia di Ghilad Shalit, il soldato per cinque anni prigioniero di Hamas a Gaza, liberato un anno fa con uno scambio di detenuti. Lo scetticismo dei servizi segreti non e’ stato scalfito nemmeno quando anni fa un’organizzazione siriana (‘I Comitati di resistenza per la liberazione del Golan’) affermarono di avere un prigioniero israeliano.
Anni di incontri di Rina Hever con dirigenti politici e responsabili dei servizi segreti di vari Paesi si sono rivelati sterili. Ma adesso, in Siria, il ghiaccio si e’ rotto. Con l’aggravarsi della crisi, il viceministro Kara e’ riuscito ad aprire un canale di comunicazione con esponenti dell’opposizione siriana. In una recente missione in Bulgaria questi contatti hanno avuto nuovo slancio, anche il nome di Guy Hever e’ stato messo sul tavolo.
Ormai Rina Hever tiene una valigia pronta: in ogni momento potrebbe arrivare la telefonata con una convocazione a sorpresa in una capitale europea. Il traguardo, lo comprende anche lei, e’ comunque ancora lontano. Per avere informazioni precise, le e’ stato spiegato, occorrera’ trovare somme di denaro ingenti. ‘Molto piu’ – ammette – di quel poco che c’e’ nelle casse dell’associazione volontaria ‘Guy Hever, Missing Soldier”.
Discussione su questo articolo