E’ quella dell’ex segretario generale della Nazioni Unite Kofi Annan la carta su cui ora puntano anche Cina e Russia nella partita diplomatica per trovare la strada che porti la pace in Siria. Ufficializzata la scorsa notte da Ban Ki-Moon, la nomina di Annan a mediatore e’ stata fatta, congiuntamente, da Nazioni Unite e Lega Araba, con un mandato amplissimo che non esclude aprioristicamente alcun interlocutore, ‘dentro e fuori’ la Siria, nel tentativo, che oggi appare difficilissimo, di porre fine immediata alle violenze e imboccare la strada alla pacificazione del Paese.
L’appoggio dato da Mosca e Pechino all’incarico di Annan e’, di fatto, la conferma del poco credito che Cina e Russia danno alla conferenza degli ‘amici della Siria’ che si terra’ oggi a Tunisi, con un panel amplissimo (una sessantina i soggetti che vi partecipano), ma nel quale, come scontato, non ha trovato posto il regime di Assad.
Un ‘peccato originale’ per il quale ne’ la Cina ne’ la Russia intendono accreditare la conferenza di Tunisi con la loro presenza. La bozza di risoluzione dell’appuntamento di Tunisi, peraltro, conferma che per gli organizzatori l’obiettivo minimo e’ che cessino prima possibile le violenze, ma le notizie delle ultime ore che vengono dalla Siria (13 morti solo stamani ad Homs, tra cui due bambini) non spingono all’ottimismo. Cosi’ come la conferma, che arriva dalla Croce Rossa, che il regime di Damasco non intende assolutamente arrivare ad una tregua che potrebbe consentire di alleviare l’emergenza umanitaria in atto.
Anche il fatto che, sempre stando alla bozza circolata ieri sera, la risoluzione definisca il Consiglio Nazionale Siriano quale ‘legittimo rappresentante dei siriani che perseguono il cambiamento pacifico e democratico’ non sembra spianare il cammino verso la pace.
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