"Io credo che per troppo tempo si è confuso il principio di uguaglianza – il principio fondamentale per cui la scuola deve offrire pari opportunità a tutti e agire come fattore di miglioramento culturale e sociale – con il principio di egualitarismo: inteso come non valutazione del merito e come freno a qualsiasi desiderio di eccellenza, sia per i docenti che per gli studenti. Sono due cose diverse, e questo cattivo egualitarismo va superato". Lo afferma il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, in una intervista al Foglio, dopo l’approvazione del ddl "Buona scuola" ieri alla Camera: "La scuola come positivo elemento di promozione di uguaglianza non funziona più da tempo. Lo sanno bene le famiglie. E’ un meccanismo inceppato e va modificato. E un punto di partenza è proprio dare autonomia alle scuole, perché possano rispondere meglio alle esigenze lì dove sono".
E sulle paritarie dice: "Io ritengo, da sempre, che la legge 62 del 2000 sulla parità scolastica e il diritto allo studio ci abbia portati in Europa. Esiste un sistema di educazione integrato che garantisce, come da Costituzione, il diritto alla libertà di educazione. Detto questo, oggi il sistema paritario rappresenta il 12 per cento della scuola, e la riforma è centrata sulla scuola pubblica. Ma abbiamo voluto inserire – attraverso lo sgravio fiscale alle famiglie che scelgono l’istruzione privata – un segnale che quel diritto esiste ed è tutelato".
"Nessuno ha mai inteso valutare un preside, o un insegnante, singolarmente, al di fuori di una valutazione e visione complessiva di un sistema. Sarebbe semplicemente sbagliato. Ma valutare la scuola significa, stabiliti gli obiettivi, poter capire in ogni singola realtà – ecco il valore dell’autonomia – ciò che va potenziato, ciò che va corretto, dove bisogna migliorare e dove bisogna investire. E non si può pensare che autonomia e valutazione diano risultati in un anno, in un tempo brevissimo: c’è un lavoro da fare, complessivo".
Sulle discusse mansioni del preside precisa: "Va detto che l’autorevolezza non si afferma per norma di legge. E’ evidente che laddove c’è un dirigente competente, volenteroso, questo viene riconosciuto al di là della norma. Il problema è un altro. La figura del dirigente scolastico dotato di responsabilità di valutazione e di decisione era già presente nella legge sull’autonomia scolastica di Berlinguer (riforma Berlinguer del 1996, in funzione dal 2000, ndr). Non lo abbiamo inventato noi. Ma finora quella figura non aveva i poteri tecnici, né gli strumenti, né le risorse finanziarie per fare le cose. Adesso invece queste condizioni sono state create, a partire dalla possibilità di scegliere e ottenere l’organico di cui la sua scuola ha bisogno. Poi è chiaro che non sarà un autocrate, ma nessuno lo ha mai pensato, e dunque il ruolo di collegialità e condivisione delle scelte rimane. Non è un passo indietro, è una migliore definizione dell’indirizzo che stiamo attuando".
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