Passa l’accordo sul futuro di Amt (societa’ di trasporto pubblico), i bus tornano in strada e si spacca il fronte della protesta che ha portato a cinque giorni di sciopero e alla paralisi del traffico a Genova. E’ il risultato dell’accesa e attesa assemblea dei lavoratori – chiamata a ratificare l’intesa raggiunta nella notte dai sindacati assieme al Comune di Genova, alla Regione Liguria e all’azienda – che si e’ conclusa in bagarre. In 1.600, puntuali, questa mattina si sono presentati alla Sala della chiamata del porto, storica "casa" dei camalli genovesi. Volti tirati, occhiaie, nervi a fior di pelle in chi si e’ diviso per 120 ore tra cortei e riunioni. A puntellare la platea giacche arancioni e giacche blu. Per l’Amt era l’ora della verita’.
Che l’accordo non sarebbe passato senza intoppi si e’ pero’ capito subito dal tono degli interventi. I sindacati hanno esordito sottolineando come l’intesa comprende i quattro punti alla base della protesta, ovvero "la tutela del patrimonio aziendale, il mantenimento dell’azienda pubblica, il rinnovo della flotta e la salvaguardia dei salari". Poi hanno rilanciato annunciando che "non ci saranno provvedimenti disciplinari per chi ha scioperato" e hanno ribadito la richiesta di sostituzione dei manager, rei "di aver creato questa situazione in Amt".
"Siamo arrivati a questo accordo – ha ammesso un delegato dal palco – con grande fatica e qualche perplessita’". Per altri la bozza e’ da respingere o quantomeno da modificare, punto e basta: "La protesta deve andare avanti e allargarsi, dobbiamo portarla a Roma". Sull’assemblea e’ poi piombata la notizia di una lettera con un proiettile indirizzata al presidente di Amt, Lino Ravera. "I tranvieri non fanno queste cose e si dissociano da simili azioni" taglia corto un sindacalista. Alle 13.30 il drammatico voto. I favorevoli si sono spostati a destra del palco, i contrari a sinistra. Con una percentuale di circa il 70% ha vinto il si’. Ed e’ esplosa la rabbia. Urla, insulti, spintoni, sedie rovesciate, cartelloni per terra. "Questo voto non puo’ essere valido, e’ una presa in giro. In sala c’erano estranei mentre alcuni lavoratori Amt erano fuori", ha urlato un giovane autista. Poi, in lacrime, ha aggiunto: "Dopo cinque giorni di sofferenza e lotta assieme, ci siamo divisi e abbiamo perso di credibilita’ davanti a tutti". A chiudere il discorso e’ stato Andrea Gatto, sindacalista del Faisa/Cisal e leader della protesta: "Il voto e’ valido. Ha vinto il si’". Due ore dopo i primi bus uscivano dalle rimesse e tornavano nelle strade.
L’accordo, in sintesi, prevede: l’impegno della Regione Liguria a rendere operativa la nuova legge regionale sul Tpl entro 13 mesi; un piano di investimenti e la costituzione dell’Agenzia regionale del Tpl; l’impegno del Comune a mettere nelle casse di Amt 4,3 milioni di euro nel 2014 e a recuperare 4 milioni dall’interno dell’azienda (attraverso un nuovo subappalto esterno del servizio per le linee collinari, risparmi, assorbimento degli straordinari, aumento dei controlli sull’evasione tariffaria). Gongola la politica per aver stoppato una protesta che stava mettendo in ginocchio la citta’. "Su questo accordo il mio giudizio e’ positivo. Era doveroso cercare un punto di equilibrio", osserva il sindaco di Genova, Marco Doria.
Per il presidente della Regione, Claudio Burlando, "e’ un accordo buono e positivo, l’unico possibile". Era stato proprio il governatore, nella notte, ad annunciare via twitter il successo della trattativa scrivendo in dialetto "Il polpo e’ cotto". Infine e’ intervenuto anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: "L’accordo di Genova e’ importante perche’ puo’ diventare un modello per le aziende pubbliche dei trasporti, oggi quasi tutte piene di debiti e a rischio di default".
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