Ricevo da Giovanni Bonelli, Gianin per gli amici, questa sintetica e folgorante analisi: “Il risultato elettorale costituisce l’inizio della fine – lenta ma inesorabile – del bulletto Renzi. Che non ne indovina più una. E che sarà costretto ad aderire alla richiesta della minoranza interna del Pd e a cambiare la legge elettorale politica. E, per quanto abbarbicato al vasto potere accumulato, a poco a poco dovrà lasciarlo”.
Gianin Bonelli da quarant’anni è un mio vecchio, intelligente, amico. Sul piano politico, fu padrone della Liguria, braccio destro operativo di Paolo Emilio Taviani. A proposito, in questi giorni ricorre il quindicesimo anniversario della sua morte.
Due grandi democristiani, razza politica ormai scomparsa: Bonelli il braccio, Taviani la mente. Ma della qualità cinica e realistica di Bonelli ho avuto decine di prove: ai tempi, alla vigilia di ogni elezione del presidente della Repubblica, non sgarrava un colpo. Addirittura, per l’elezione di Cossiga, predisse che De Mita avrebbe messo tutti d’accordo al primo scrutinio. E ancora oggi, Gianin, che si è staccato per ragioni di età e forse anche di disagio intellettuale dalla politica attiva, resta per me una mente politica di assoluto rispetto. Gli avevo chiesto la sua valutazione dei risultati alle amministrative, ciò che avete letto è un indizio affidabile del declino del premier.
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