Passa da uno sfregio all’altro. Costretta a convivere con polemiche e battibecchi, centrale di un vergognoso degrado, suo malgrado, è titolare di episodi e momenti sconcertati. La Reggia dell’assurdo, questo sì. Patrimonio dell’Unesco, è tornata sui giornali del mondo non per i suoi straordinari tesori, ma per l’ennesima velenosa polemica. Provviste di non senso in quantità industriale, alcune sigle sindacali hanno accusato il direttore Mauro Felicori, una persona che lavora, si impegna, amante del fare, di intrattenersi nel suo ufficio, all’interno della Reggia, anche in serata. Quando questo capolavoro vanvitelliano, un incanto di dimora voluta da re Carlo di Borbone, chiude i cancelli. Alla cui cura si adopera Angelo Donia, l’addetto all’accoglienza. Ovvero il custode: uno dei firmatari della protesta sindacale contro l’attivo direttore.
Involontariamente votata a finire in prima pagina, la Reggia di Caserta si ritrova ora anche al centro di un’indagine. Gli incendi dolosi, il degrado diffuso, i restauri infiniti divoratori di quattrini, l’ex sottosegretario di destra Nicola Cosentino, uomo politico legato a Silvio Berlusconi, perquisito: spuntò una busta con le chiavi della Reggia di Caserta. “Me le aveva date il prefetto dell’epoca per andare a correre sui prati della Reggia”, a mo’ di ridicola inaccettabile giustificazione.
Gli incendi, il degrado, i restauri della discordia, la polemica sindacale sugli orari di lavoro del direttore, e ora un’indagine aperta dalla Procura generale della Corte dei Conti. Sulla Reggia sfregiata più volte negli ultimi venti anni si allunga l’ombra greve di affittopoli. A significare che cosa? Nel mirino dei giudici sono finiti tredici locali all’interno della Reggia concessi a eredi di dipendenti e ad enti in cambio di canoni a prezzi stracciati. Il fascicolo è all’esame della magistratura. Una vergogna che va ad unirsi e assommarsi appunto agli sfregi subiti dalla Reggia di Caserta in questo ventennio segnato dagli scandali. Il danno stimato dall’ipotetica affittopoli alla Reggia di Caserta è di un milione. Euro più, non uno in meno. Tocca all’inchiesta fare luce su questa ennesima brutta storia che ripropone il recente passato nero della Reggia all’affannosa ricerca da anni del definitivo rilancio.
II mondo invidia all’Italia questo straordinario monumento. Il cui rilancio sembrava cosa fatta in occasione del G7 del luglio 1994. I coniugi Clinton, il presidente Usa Bill, e sua moglie Hillary, definirono la Reggia di Caserta “wonderful”. Meravigliosi il parco e i saloni. Da quel giorno, a distanza di quattro anni, la Reggia vanvitelliana è finita al centro della cronaca. Le fiamme di novembre 1998 e di febbraio 1999, vampe che avvolsero progetti e buone intenzioni. Incendi chiaramente dolosi. Più grave il primo, danni per due miliardi di lire. Gli stranieri, turisti provenienti da tutto il mondo, hanno potuto toccare purtroppo con mano l’estremo disagio in cui ha vissuto a lungo la Reggia di Caserta. I visitatori bloccati in fila per chiusure improvvise conseguenti ad assemblee dei sindacati. I restauri infiniti, ancora oggi, imprigionano parti della struttura. A fronte dei disagi, appare evidente il fascino immutato e immutabile della Reggia. Un meraviglioso appeal più forte delle polemiche, dei disagi e delle squallide pastoie della burocrazia. Malgrado i perentori inviti del ministro Franceschini e del premier Matteo Renzi. “La cultura può rappresentare la chiave di volta per la ripartenza dell’Italia. E se c’è chi rema contro, noi remeremo più forte. Andremo avanti senza remore, né tentennamenti”.
La dichiarazione di Renzi anche in ferma risposta alle polemiche scatenate dal documento delle sigle sindacali contro il direttore Mauro Felicori. “La sua permanenza in ufficio fino a tarda sera mette a repentaglio il protocollo di sicurezza”. Ma si può? Renzi ha visitato la Reggia di Caserta a gennaio, in occasione della riconsegna degli ambienti in utilizzo dell’Aereonautica alla direzione della struttura vanvitelliana. In tema di visitatori, la Reggia continua a tirare. Cinquecentomila visitatori oggi, se ne prevede un milione entro il 2017. “La Reggia di Caserta è un patrimonio del Paese”, afferma il procuratore aggiunto che coordina il pool competente in materia. Vincenzo Piscitelli vive a Caserta. Parla quindi con piena cognizione di causa e riconosce al direttore Felicori “il grande impegno e uno straordinario attivismo”. Quello che il direttore ritiene invece un ordinario impegno che sconvolge anni di mortale immobilismo. La Reggia di Caserta va recuperata in pieno e restituita alla piena fruizione da parte degli utenti. Stranieri e italiani. Senza però perdere di vista un aspetto fondamentale: bisogna evitare che, in ogni caso, sia l’aspetto mercantile a prevalere su tutto. “Se accadesse, il monumento verrebbe privato della sua destinazione originaria, risultando di conseguenza snaturato”. Il riscatto è cominciato con la valorizzazione del Teatro di Corte realizzata dallo storico della letteratura italiana Francesco Carmelo Greco. Ma quali conseguenze possono derivare dall’indagine della Corte dei conti e dalla polemiche originata dal documento dei sindacati contro il direttore? E l’accertata tendenza dei casertani di fare footing e jogging all’interno della Reggia? Mauro Felicori, il direttore, non ritiene fondamentale questo ludico aspetto. Le cose più importanti sono altre. Una su tutte: venire alla Reggia di Caserta per visitarla in qualunque forma, non solo per correre. Visitarla e viverla aiuta e ricollegarsi col bello e col senso profondo dell’arte.
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