La legislatura ha il tempo contato e i partiti, tra vecchi e nuovi, già si stanno preparando alla gestione dell’Italia “dopo” Renzi. Da subito, però, qualche distinguo è opportuno segnalarlo. Per carità, è nostra convinzione che i partiti siano indispensabili per la gestione democratica di questo nostro meraviglioso Paese. Sempre che le formazioni politiche che li rappresentano siano, realmente, in grado di instaurare uno Stato nuovo. Ma “nuovo” in tutto; senza compiacenti esclusioni.
Insomma, alla guida dell’Italia saranno favoriti gli uomini capaci, già da ora, di proporre riforme, anche di natura strutturale, che l’attuale esecutivo non è in grado di mettere in campo. Purtroppo, almeno secondo il nostro modo di vedere, i partiti in essere sono sempre troppi e le possibili alleanze restano risicate. Le strategie del “buon governo” hanno dimostrato d’essere inefficaci proprio nel momento di servire. Si devono studiare nuove regole del gioco politico, evitando quei patti scellerati che, poi, non portano a nulla di buono. Girare pagina, sarà difficile; ma necessario.
Prima di tutto, si dovrebbe accelerare per cambiare l‘attuale legge elettorale. Se il “bipolarismo” è naufragato nel disinteresse e nelle lotte di potere, un altro sistema, in alternativa, si dovrà pur trovare. In altri termini, chi “vince” governa e chi “perde” controlla il rispetto delle regole. Magari anche con proposte sfuggite alla maggioranza. Perché, nella nuova Italia, essere all’opposizione non significa non aver spazio politico. Se si riuscisse a tornare a quello spirito di servizio che aveva caratterizzato la Repubblica in certe legislature del secolo scorso, il più sarebbe fatto.
Il concetto d’italianità renderà anche un prezioso servizio al futuro della Nazione. Senza fronzoli di residenza e di confini geografici. Tanto per fare intendere a chi non vuole, che anche la strada del voto degli italiani nel mondo dovrà essere adeguata all’Italia post crisi. Perché, ne siamo certi, politici validi ce ne sono ancora; sempre con la premessa di preparare anche uno scambio generazionale tra il “vecchio” ed il “nuovo”.
Se la linea politica di questo scorcio di Terza Repubblica non ha superato, in tempi più che ragionevoli, la prova, non mancheranno altre strade. Percorsi che, per la verità, abbiamo iniziato a osservare verso l’ultimo semestre dello scorso anno. La strada per la futura legislatura è ancora da tracciare. Non sarà, sia chiaro, priva d’ostacoli, ma ci porterà dove, prima, non siamo stati in grado d’arrivare.
Le realtà socio/politiche d’altri Stati europei dovrebbero esserci d’esempio e di conforto. Le difficoltà, sia chiaro, non mancheranno; ma superarle sarà il tangibile segnale di una volontà che questa Repubblica non è riuscita ancora a rendere operativa. Sarà il popolo italiano a decidere, consapevolmente, del suo destino. Perché l’età della “pensione” matura anche per i responsabili del potere. Conviene che se ne rendano conto; indipendentemente dall’età anagrafica.
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