“La mia preoccupazione è stata quella di scongiurare un voto di maggioranza contro la segretaria”. Lo ha detto Dario Nardella, europarlamentare del Gruppo Socialisti ed esponente del Partito Democratico, a 24 Mattino su Radio 24.
“Noi dobbiamo avere più spazio per una discussione e forse proprio l’assenza di una vera discussione, e della capacità di trovare una sintesi, ci ha portato a una lacerazione molto preoccupante.
Io ho cercato di scongiurare che ci fosse una spaccatura drammatica e irrimediabile, perché noi non possiamo non tener conto della necessità di avere un partito che tenga, più compatto, più coeso.
Gli altri partiti, anche quando dissentono rispetto alle grandi famiglie europee, comunque votano in modo unitario. Noi dobbiamo recuperare la capacità di discutere, di confrontarci anche in modo duro, ma alla fine di trovare una sintesi.
Questo è il senso del mio voto, perché io sono fortemente convinto della difesa comune, credo in un esercito europeo e non possiamo sempre dire che è un’utopia, perché se non facciamo mai un passo vero per l’esercito europeo, come fu fatto per l’euro, non partiremo mai, lo ha detto anche Prodi. Però il punto è questo, dobbiamo avere la capacità di dire cose chiare per la difesa europea senza dividerci e non trasformare i voti in rese dei conti”.
“La segretaria è stata fortemente critica sul rearmEurope motivando questa critica e riconosco che ha fatto uno sforzo per far convergere molti deputati europei verso l’astensione.
Un punto positivo è che comunque la delegazione del Pd non ha avuto un solo voto contro la risoluzione per la difesa europea ma questo non basta. Dobbiamo aprire una fase nuova e dobbiamo posizionare il nostro partito su una scelta chiara per la difesa europea ovviamente entrando nel merito. Noi non siamo contro una difesa europea, tutt’altro, la vogliamo, e proprio perché la vogliamo non ci convince l’idea di un semplice riarmo nazionale senza superare la frammentazione degli eserciti nazionali degli Stati membri”.
“I congressi si fanno ogni 4 anni secondo le regole del nostro partito e non c’è bisogno di un congresso per aprire una discussione altrimenti dovremmo fare un congresso ogni qualvolta abbiamo delle opzioni cruciali di fronte alle scelte del nostro partito. Dobbiamo recuperare la capacità di discutere e coinvolgere la base, coinvolgere gli organismi dirigenti e fare un percorso nel quale non ci si vergogna di avere posizioni diverse ma poi tutti si impegnano però a trovare una sintesi finale. Si fa così in un partito e non si antepongono le ragioni personali a quelle dell’interesse collettivo. Non punto l’indice verso singole persone ma a volte, quando c’è un deficit di confronto, c’è un atteggiamento che finisce qualche volta per far prevalere la posizione individuale. Ma così non si costruisce un partito forte. Elly Schlein legittimamente porta avanti le sue posizioni ma è interesse anche suo, oltre che di tutto il partito, aprire discussioni vere su punti cruciali come questi perché deve essere chiaro il nostro posizionamento europeista”.
Schlein rincorre Conte? “In questo caso se fosse stato così allora avremmo votato piuttosto no. La tentazione di schiacciarsi in un confronto con il Movimento dei 5 Stelle sulla parte radicale della sinistra c’è, e a mio avviso va evitata, perché il Pd è un grande partito capace di contenere al suo interno il pluralismo e parlare anche alle voci riformiste, produttive e moderate del nostro paese. Conte ha rischiato, anzi, più che rischiato si è mostrato con una posizione fortemente euroscettica, e il PD non può essere mai euroscettico”.