E’ caccia al deputato quarantenne. La campagna per le primarie di Matteo Renzi arriva anche in Parlamento. All’indomani della ‘prima’ romana del sindaco di Firenze, si segnalano i primi movimenti anche nel corpaccione dei parlamentari dem. Di piu’: si muove anche il Nazareno, il quartier generale del Pd. A dieci giorni dall’assemblea che segnera’ ufficialmente l’inizio della competizione, le primarie entrano nel vivo.
A Montecitorio e’ gia’ attiva una ‘task force’, affidata tra gli altri a Mario Adinolfi e Andrea Sarubbi. In attesa di outing formali, si contano le prime adesioni ‘di interesse’: Roberto Giachetti, Fausto Recchia, Mario Barbi, Paolo Gentiloni, Pietro Ichino sono considerati tra i piu’ entusiasti. Non a caso, ieri sera erano all’auditorium della Conciliazione ad ascoltare gli 80 minuti del Renzi pensiero. Ma in stand by, ci sarebbero altri deputati, i quali attendono che siano definite le regole della competizione. Si attende poi l’endorsement del gruppo dell’agenda Monti, che il 29 settembre, in un incontro pubblico scioglieranno la riserva sul sindaco di Firenze. Primi movimenti anche nella sede nazionale del Pd. A sorpresa arriva l’adesione a Renzi da parte di Lino Paganelli: lunga militanza a sinistra, e’ il responsabile nazionale delle Feste, l’uomo che ha traghettato il Pd dalla simbologia dell’Unita’ a quella attuale. Oggi Paganelli prende le distanze dal commento sferzante di D’Alema, ieri sera a Otto e mezzo (‘se vince Renzi non c’e’ piu’ il centrosinistra’). "Per fortuna stavo all’Auditorium a sentire Matteo Renzi e mi sono perso la lezioncina del leader massimo", scrive Paganelli su Facebook. Parole che danno il tono dello spirito combattivo con cui i ‘renziani’ di Roma si dispongono alla pugna.
Con Renzi si schiera anche Domenico Petrolo. Il giovane dirigente Pd e’ un altro esempio del mescolamento in atto tra i Democratici. Gia’ collaboratore di Veltroni, oggi si occupa di liberta’ di stampa nel dipartimento di Matteo Orfini, ‘giovane turco’ tra i piu’ oltranzisti. Il suo e’ un invito alla competizione libera. "Mettere la camicia di forza alle primarie danneggia tutti perche’ chi le vincera’ avra’ bisogno di essere legittimato da milioni d’italiani", spiega a proposito del dibattito sulle regole. Gia’, perche’ le primarie inizino davvero, bisogna prima cambiare le regole in assemblea nazionale. A cominciare dalla regola numero uno, quella che stabilisce che il segretario e’ il candidato del Pd alle primarie di coalizione. L’accelerazione dei renziani ha messo in allarme i big del Pd, ai quali fa riferimento buona parte dei delegati in assemblea nazionale. "Probabilmente, se volessero, i dirigenti del partito, da Franceschini a Bindi a Veltroni e D’Alema, potrebbero rendere invalida l’assemblea stessa del 6 ottobre. Ma non gli converrebbe, perche’ sarebbe un atto di sfiducia nei confronti dello stesso Bersani", ragiona Mario Adinolfi. Per questo, i Renzi boys non si danno tanta pena di conquistare quote di partito. "Pensiamo alla qualita’: adesioni di quarantenni, di innovatori", dice Adinolfi, tra i piu’ attivi nel contattare i colleghi. "I segnali sono positivi, e dopo l’assemblea ci aspettiamo che molti aderiscano alla nostra campagna. Sara’ un boom".
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