La norma che prevede per i pirati della strada multe senza frontiere in Europa rischia di arenarsi in un pasticcio, vittima di una diatriba tra istituzioni Ue, per questioni tecnico-giuridiche. La Corte di giustizia ha infatti annullato, su richiesta della Commissione, la direttiva sullo scambio di informazioni tra Stati che riguardano le infrazioni stradali piu’ gravi (dall’eccesso di velocita’ al mancato rispetto del semaforo rosso), mantenendone pero’ gli effetti per un anno. Cosi’, almeno per i prossimi dodici mesi, gli automobilisti indisciplinati non resteranno impuniti.
In questo periodo la Commissione Ue dovra’ fare una maratona per cambiare la legge e sottoporla al vaglio di Parlamento e Consiglio europeo, per evitare un vuoto normativo. Certo non mancano gli scettici rispetto alla riuscita dell’impresa, ma il responsabile ai Trasporti Siim Kallas si dice ottimista, e sottolinea: "All’atto pratico per gli automobilisti europei non cambiera’ niente". "La legge non dovra’ essere riscritta da capo – spiega Helen Kearns, portavoce di Kallas -. Si tratta di apportare alcune modifiche tecniche. E’ vero che si tratta di un caso raro, e che stiamo individuando la procedura piu’ rapida e corretta da seguire, ma non sembrano esserci problemi insormontabili. Inoltre, ora che la Corte ha fatto chiarezza, anche il passaggio da Parlamento e Consiglio dovrebbe essere veloce".
Nel frattempo la direttiva, entrata in vigore nel novembre 2013, e’ stata recepita da 19 Stati membri, tra questi anche l’Italia, mentre per gli altri nove, Bruxelles sta valutando l’apertura della procedura di infrazione. "Tutti devono mettersi in regola, e al piu’ presto", spiega Kearns.
All’origine della diatriba che ha portato alla causa di fronte alla Corte Ue, un complicato confronto tra Commissione e Consiglio su quale base legale fondare la direttiva. L’esecutivo puntava a circoscrivere la competenza alla materia della "sicurezza dei trasporti", ma il Consiglio – dopo complicate trattative con i vari Paesi – aveva finito per optare per quella sulla "cooperazione di polizia". Da qui il ricorso della dg Trasporti alla Corte Ue, nel nome di una "maggiore trasparenza" e "certezza legale". Con la sentenza di oggi i giudici di Lussemburgo hanno dato ragione alla Commissione, l’auspicio ora e’, che non si tratti di una vittoria di Pirro.
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