Satolli di anglicismi. Pieni fino all’orlo di inglesismi. Indigestioni quotidiane di espressioni, vocaboli, aggettivi in lingua inglese. Presunta manifestazione di modernità e di internazionalità, spogliano progressivamente la nostra bella lingua. Jobs act è l’ultimo arrivato nel confuso nostro quotidiano di uccisori dell’italiano. E funziona da martello per le nostre orecchie. Le pagine dei giornali sono piene di anglicismi, altrettanto le trasmissioni televisive. Siamo accerchiati dagli inglesismi. Ne risente il parlato, ci prestiamo sempre più ad usare espressioni che non appartengono alla nostra lingua.
Business invece di affare, meeting al posto di incontro, okay e non più sì: ci concediamo agli inglesismi, abbiamo scelto di vivere sotto il loro bombardamento. Forse perché fa un tantino radical chic. Conference call e mai più “conferenza”. Non se ne può più.
“Dillo in italiano”, è la proposta dell’Accademia della Crusca. Inchiniamoci, seguiamone le indicazioni e riusciremo a liberarci dagli anglismi o anglicismi. L’Accademia cerca proseliti e aiuto tra i navigatori del web. Il legame per dare forza alla campagna di Annamaria Testa, 70 mila firme per la lotta agli “anglicismi inutili”.
Come difendersi da questa dilagante tendenza e come invertirla, restituendo all’italiano le sue prerogative di lingua proprietaria e regina sul territorio italiano. Se ne è parlato nella due giorni di convegno italo-svizzera sul tema della salvezza della lingua. L’Accademia della Crusca è autorizzata ad andare avanti, ha l’appoggio delle associazioni internazionali.
La Crusca si affida all’online. È in preparazione un sito dedicato a chiunque “voglia aiutare a trovare validi sostituti nella lingua italiane alle parole inglesi divenute imperanti”. Il presidente della Crusca, Claudio Marazzini, a nome dell’Accademia, per una volta, vuole evitare di proporre dall’alto le soluzioni. Faccia da sé il pubblico, fornisca gentilmente parole, soluzioni, sostituzioni. La campagna appena cominciata è già un successo. Applausi all’Accademia della Crusca. Parliamo in italiano, non uccidiamo la nostra lingua. E salviamola dalla massiccia aggressione degli anglicismi inutili.
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