Prima la decisione del Cremlino di mettere fine alle attivita’ sul suo territorio dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) a partire dal primo ottobre. Poi la spiegazione di quella decisione con la pesante accusa all’agenzia americana di aver tentato di influenzare l’esito delle elezioni. In neanche quarantotto ore, il presidente russo Vladimir Putin e’ riuscito a riportare le relazioni tra gli ex protagonisti della Guerra Fredda a livelli ‘pre reset’, il rilancio dei rapporti voluto da Barack Obama poco dopo il suo arrivo alla Casa Bianca.
L’espulsione di Usaid sembra rientrare in un piano del Cremlino per tagliare i fondi a quelle organizzazioni che il presidente Putin vede come una minaccia. Piano cominciato gia’ lo scorso luglio, con l’approvazione di una discussa legge che di fatto aveva messo sotto controllo tutte le ong che ricevevano aiuti dall’estero. "Sono organizzazioni che, attraverso la distribuzione di fondi, cercano di influenzare i processi politici a vari livelli, comprese le elezioni e la societa’ civile", ha scritto in una nota il ministero degli Esteri russo annunciando la decisione. Il Dipartimento di Stato Usa ha respinto le accuse di voler condizionare la politica interna russa e, diplomaticamente, la portavoce Victoria Nuland ha dichiarato che se anche Usaid non avra’ piu’ un ufficio in Russia proseguira’ il suo impegno nel promuovere la democrazia continuando a collaborare con le ong russe. Meno diplomaticamente, gli americani hanno inoltre aggiunto che la chiusura forzata di Usaid fa pensare che Mosca non abbia piu’ bisogno di aiuti esterni dal momento che riceve ingenti entrate dal settore del petrolio.
Ma c’e’ dell’altro. C’e’ l’immagine di ‘potenza riemergente’ che Putin, tornato presidente lo scorso maggio, vuole dare del suo paese. Per il ministero degli Esteri, la Russia e’ ormai un "paese donatore" e "rifiuta lo status di paese ricevente aiuto straniero". Di piu’, Mosca si e’ detta disponibile "a collaborare con Usaid nei paesi in via di sviluppo". A questo si aggiungano le tensioni tra Russia e Stati Uniti sulle manifestazioni pre e post elettorali – a dicembre Putin aveva accusato il segretario di Stato Hillary Clinton di incoraggiare le proteste – e le divergenze rispetto ai temi piu’ caldi della politica estera come la Siria o il programma nucleare iraniano e, secondo gli analisti, si capisce perche’ il presidente ha deciso di cacciare Usaid proprio ora.
L’agenzia americana, che opera in Russia dalla caduta dell’Urss con 10 diplomatici americani e 60 impiegati russi, ha speso fino a oggi 2,6 miliardi di dollari in programmi per combattere il disagio, proteggere l’ambiente, rafforzare la societa’ civile, modernizzare l’economia. Alle ong vengono destinati solo 50 milioni di dollari l’anno in totale. Tuttavia, l’assenza di questi fondi potrebbe danneggiare molte organizzazioni russe. Tra quelle che risentiranno di piu’ dell’espulsione di Usaid c’e’ l’ong Golos, l’unica organizzazione indipendente di monitoraggio delle elezioni.
Discussione su questo articolo