E’ iniziata ieri l’attesa programmazione dell’Istituto Luce della sinistra; l’abile Michele Santoro, sopravvissuto alla rottamazione grazie alle medaglie conquistate sul campo nella guerra all’odiato Cavaliere nero e a tutto il centrodestra, usa la persuasione occulta per fare propaganda, in un momento topico in cui si tace ad arte la conseguenza più concreta del passo indietro di Berlusconi: il popolo dei liberali riformisti e moderati, che si era spostato su Renzi e sull’astensionismo per mancanza di prospettiva, può ritrovare l’unità grazie alla figura sobria e caparbia del segretario del Pdl Angelino Alfano, che infatti è stato la prima vittima dello spettacolo indecente messo in piedi dal più adulato giacobino del panorama giornalistico televisivo.
Prima la sua solita narrazione, questa volta tesa a smontare col finto sorriso qualsiasi giudizio di merito sulla discesa in campo di Berlusconi, che fa apparire come dettata dalla vanità personale; poi il giro persecutorio per le vie romane di un giovane giornalista d’assalto, emulo di Valerio Staffelli, tra inquisiti e corrotti, tutti del Pdl, tutti incredibilmente disposti ad esporsi con dichiarazioni tra il patetico e il ridicolo; e ancora, il finto incalzare in studio su Fini per la vicenda della casa di Montecarlo, ripresa quasi forzatamente come contentino al Giornale e all’Espresso (?) che insistono sull’argomento, mentre Santoro atteggia il volto ad espressioni di noia e di fastidio, rivelatrici del suo reale convincimento dell’inutilità delle domande; sapientemente studiato anche lo spazio dato a un Renzi evidentemente imbalsamato, insolitamente grigio e prono all’atmosfera e al conduttore; e al solito Della Valle onnipresente opinionista velleitario e monotono; infine, come ciliegina sulla torta, il televoto più mistificatore, su chi eliminare tra i troppi concorrenti alla premiership, individuando subito, o piuttosto rappresentando, come rivali e nemici i più probabili alleati della prossima kermesse elettorale, quell’Alfano e quel Maroni che sono stati al contrario molto in sintonia tra loro durante il precedente governo e che sarebbero certamente utili ad unire il Nord e il Sud nei desideri di molti elettori del centrodestra.
Abbiamo spento, per sopraggiunta saturazione; qualcuno ci dice stamane che è toccato ad Alfano berluschino essere eliminato, nella sfida con Maroni, e non avevamo dubbi. A questo punto, dal nostro punto di vista, possiamo pure considerarla una candidatura vincente. Non sarà macchina del fango, non ancora almeno: ma la strategia politica è chiara a chi è avvezzo da anni a leggere tra le righe, cartacee e non, della cosiddetta libera informazione.
Qualcosa ci unisce al nuovo trascinatore di folle e vincitore di sondaggi Grillo Parlante, che riempie le piazze con le sue battute folgoranti e il suo facile populismo, anche se il suo disprezzo per la casta dei giornalisti, che lui considera manipolatori dei fatti e assetati di scoop, in noi non è così generalizzato, esacerbato e definitivo; restiamo tuttavia perplessi e attenti dinanzi ai guru accreditati da certi evidenti poteri, che sono quelli di una sinistra che dentro di sè si considera superiore al popolo sovrano e altezzosamente esente da errori; una sinistra militarizzata e vendicativa, che pretende immunità per sè e minaccia il carcere per chi la pensa diversamente. Anche se in questo caso, a dirla tutta, i sinistroidi sono in buona compagnia: il partito “anti stampa” è davvero trasversale.
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