Per frode fiscale, assieme a Frank Agrama (intermediario per i diritti cinematografici), è stato condannato l’ex Presidente del Consiglio da una zelante Magistratura che se n’è infischiata del fatto che durante gli anni Novanta Berlusconi non ha ricoperto alcun incarico nelle aziende di famiglia. Però non importa, in fondo si tratta sempre di Berlusconi. Colpevole a priori, perfino Confalonieri (allora presidente Mediaset) è stato scagionato; ma Silvio no, doveva pagare.
Tangentopoli azzerò la Prima Repubblica partorendo un topolino, una insidia diventata grande vent’anni. L’era berlusconiana non doveva essere il frutto di un “ammanettamento” generale della politica democristiana e socialista, tutt’altro. Sarebbe dovuto essere il trampolino di lancio, l’ascesa del comunismo post muro di Berlino in Italia. Potere ai figli di una classe dirigente “pulita” guidata da una stella del pool di Mani Pulite come Di Pietro.
Tuttavia la storia andò diversamente ed è inutile ricordarla qui, e sappiamo benissimo che questa manipolazione di un piano organizzato e costituito per via giudiziaria non piacque affatto alla Magistratura ideologizzata che da sempre è stata appannaggio di una fazione politica poco scaltra e inconcludente nelle regolari sedi democratiche.
Certo il Cavaliere non è questo stinco di santo, nonostante ciò è sempre stato più acuto ed abile nello scansare la Giustizia. Sia quando essa aveva ragione, sia quando ha tentato in ogni modo di demolirlo. Vuota sul piano programmatico l’opposizione ha giocato la carta dello sputtanamento personale e sedicenti giustizialisti hanno tentato di portarlo fuori da Palazzo Chigi scortato dalla Polizia Giudiziaria senza passare dall’urna.
Ora, è ovvio che tutto ciò non poteva esser perdonato. Non a lui, non all’uomo di Arcore. I fautori del rancore e di tutto lo scibile umano riguardo la moralità avevano un sassolino nello Stivale da rimuovere. Berlusconi andava abbattuto. Poco importa se non nuoce più alla salute. Poco importa se non è più al Governo. Poco importa se ha appena dichiarato di non ricandidarsi alla leadership del centro-destra e dell’Italia. Poco importa difendersi nei tribunali quando si porta un cognome come quello del Biscione. Per alcuni sarà sempre colpevole e per taluni altri sempre innocente. Riuscireste voi a far cambiare idea ad una Ilda Boccassini? E ad Emilio Fede?
Era dal 1998 che non veniva sfiorato da una condanna di primo grado. Comunque vale la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio e quindi, per essere sicuri, il pm De Pasquale ha chiesto 5 anni di interdizione da ogni funzione pubblica. Metti dovesse cambiar idea, chi lo sfiderebbe ad una nuova tornata elettorale?
@andrewlorusso
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