Mario Monti, il robot. I giornalisti sono tutti genuflessi al suo non carisma, attenti alle sue non risposte, disponibili ai suoi non chiarimenti, pazienti alle sue non brevi digressioni. Psicosi di massa? Ipnosi collettiva? A chi intende la politica come passione civile non possono bastare un gessato, un loden, una brava moglie e un curriculum pure di tutto rispetto per approvare la celebrazione acritica se non stucchevole di un solo uomo, al quale e’ consentito di fare e disfare, di dire e non dire, di prendere e levare.
Il professor Monti, proprio come il professor Prodi, non ha il dono della chiarezza e della sintesi. Possiamo dirlo? O saremo accusati di lesa maestà? Noi che nella scuola abbiamo trascorso una vita, sappiamo bene che i professori che fanno carriera sono quelli che non amano stare con gli alunni, parlare con loro e ascoltarli, spiegare per far capire e correggere i compiti per non far ripetere gli errori.
Sono quelli che diventano sindacalisti, vicepresidi, responsabili di qualche laboratorio, ricercatori, che si fanno notare per attivismo sfrenato e servizio alla scuola intesa come istituto e non come insieme di alunni.
Monti e’ un rettore, un burocrate, uno studioso, uno che scrive trattati di economia, ma non ha contatti diretti con la gente, con il popolo, con gli studenti, con le persone. Non e’ un comunicatore, ed e’ attento solo al giudizio che si da’ su di lui, molto attento, molto suscettibile. Abbiamo notato le sue stoccate al Berlusca, che lui fa apparire come complimenti, ma che non sfuggono ai meno ingenui. Questa volta ha voluto riportare le parole pronunciate dal Cav l’anno scorso nella conferenza stampa di fine anno, fingendo di apprezzarne il senso: in realta’, al buon intenditor la citazione e’ risultata stonata: ne’ più ne’ meno che una non velata critica all’ eccessivo ottimismo del suo predecessore e una nota di merito all’attuale linea di governo definita più moderata.
Ci sembra troppo pieno di se’ questo signore: la sua supponenza potrebbe servire pero’ in Europa, come passepartout per aprire le casseforti dei potenti suoi simili; pensando alla missione impossibile che gli tocca compiere, cercheremo di non sentire il retrogusto amaro delle sue prossime parole biforcute.
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