Francamente questa giustizia italiana non la capisco: un TAR blocca la Tirreno Power perché bruciando carbone emette sostanze velenose che, sembra, abbiano ucciso più di 400 persone. Che sia chiaro: sono solo ipotesi, in quanto prove scientifiche non ce ne sono affatto. Ma un Tribunale ha deciso, senza un avallo tecnico specifico, senza, insomma, una “prova certa”, che la Centrale è, comunque, potenzialmente pericolosa e, nel dubbio, ha deciso che sia bene salvaguardare la salute dei cittadini.
Non condivido questa forma di giustizia sulle sensazioni, perché, così facendo, ogni giudice è autorizzato ad emettere qualsiasi giudizio con pesi e misure “ad personam” ed, infatti: seguendo la regola che in Italia chi ha un minimo di potere può gridare la propria verità in nome del popolo italiano, a Venezia il TAR ha abrogato la normativa che prevedeva un limitato ingresso in bacino alle navi con la stazza di quelle colossali navi da crociera che gareggiano in altezza con il Campanile di San Marco! E tutto questo, perché non sussiste uno “straccio” di prova che il transito di quelle Navi Colosseo possa essere pericoloso per la città!
Tra l’altro non c’è un’ alternativa di percorso per quelle navi che vogliono attraccare alla Stazione Marittima di Venezia e quindi impedire il transito è privare della libertà di navigazione. Con questo principio la Costa Crociere avrebbe anche il diritto di risalire il Tevere per arrivare a Roma, visto che non c’è un’ alternativa di rotta.
Nel novembre del ’65 la finestra del mio studio alla Giudecca si oscurò: una media petroliera vuota (quindi con le fiancate fuori acqua esposte al vento) che si stava recando a Marghera a caricare il petrolio, quando arrivò alla curva del canale, fu sospinta dal vento contrario verso l’isola, davanti alla mia finestra, facendola mettere di traverso al canale. I rimorchiatori agevolarono prontamente la manovra facendole invertire la rotta e tenendola distante dalla riva. La poppa immensa, infatti, era passata a qualche metro dalle mie finestre superando la piccola riva sottostante. Sta di fatto che la nave di traverso con gli abilissimi rimorchiatori a poppa ed a prua occupava gran parte del canale della Giudecca. Del fatto non si seppe mai nulla, anche perché pioveva moltissimo e c’era una densa foschia: se ne accorsero solo pochi veneziani, ma sono sicuro che in quel momento Venezia abbia passato un gravissimo pericolo. Fortunatamente il canale di Malamocco alternativo fu terminato, credo l’anno seguente, e le petroliere non passarono più dentro la città! Certo, il giudice del TAR di Venezia si è preso una responsabilità incredibilmente enorme! Dovesse succedere davvero qualcosa…
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