“Scontri a Tripoli, milizie che si spostano dall’ovest e dall’est, possibili piani di evacuazione per i cittadini stranieri, tra cui italiani. La Libia torna a tremare in quella che è l’escalation più dura degli ultimi anni. Una fiammata che rischia di riportare le lancette della storia indietro di anni e che ha acceso le luci dei riflettori su quello è un enorme punto interrogativo per il Mediterraneo: il destino del Paese”. Come scrive Il Messaggero, la situazione nette in allarme l’Italia, “Paese tra i più interessati ai fragili equilibri dello Stato nordafricano.
Ieri, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha riunito i vertici della Farnesina per valutare la possibilità di un’evacuazione di tutti i cittadini italiani presenti a Tripoli, in gran parte imprenditori. L’ambasciata, che non è stata coinvolta negli scontri, ha preso contatto con tutti i connazionali che vivono e lavorano nella capitale libica per conoscere le loro condizioni e invitare alla massima prudenza.
E dopo la riunione al ministero, Tajani ha garantito che in Libia ‘non c’è alcun problema per i nostri concittadini, che devono certamente essere prudenti, rimanere in albergo o a casa’. Il capo della Farnesina ha assicurato di essere ‘all’erta 24 ore su 24’ e che i funzionari italiani ‘rispondono e risponderanno sempre a tutte le chiamate perché il nostro primo interesse è tutelare la sicurezza dei cittadini italiani’.
Ma se per i connazionali non c’è un pericolo diretto, diverso è il problema strategico che rischia di aprirsi con questa crisi. Gli attori esterni coinvolti nel destino della Libia sono molti. E l’Italia, tra controllo dei flussi migratori, contrasto alle reti criminali, gas e interessi strategici oltre che economici, è uno dei Paesi più interessati alla stabilità di Tripoli e dintorni”.