C’e’ in gioco il destino della legge elettorale e delle riforme costituzionali. Tratta percio’ in prima persona, Matteo Renzi. A poche ore dall’inizio delle votazioni in Aula alla Camera sull’Italicum, il premier cerca il punto di caduta che permetta di tenere in piedi l’intesa con Silvio Berlusconi, ma allo stesso tempo rispondere alle preoccupazioni del Nuovo centrodestra e della minoranza Pd. "Siamo alla stretta finale, possiamo davvero portare a casa la legge elettorale entro la settimana", dice in serata ai suoi. E conferma che l’accordo e’ "alla portata", ma aggiunge che si devono "superare ancora varie difficolta’".
Il nodo attorno a cui ruota l’intera trattativa e’ ancora quello dell’entrata in vigore della nuova legge elettorale. Alfaniani e il fronte composito della minoranza dem, ma anche gli altri piccoli partiti della maggioranza di governo, chiedono che si vincoli l’entrata in vigore dell’Italicum alla riforma del Senato. E mettono sul piatto diverse soluzioni: il ‘lodo’ D’Attorre (cancellare dall’Italicum le norme sul Senato), il ‘lodo’ Lauricella (la legge e’ applicabile solo dopo la riforma del bicameralismo), il ‘lodo’ Pisicchio (entrata in vigore dopo un anno o 18 mesi), il ‘lodo’ Balduzzi (gennaio 2016). Ma FI non vuole saperne e teme che Renzi "ceda alle pressioni".
I contatti sono intensi. Martedi’ pomeriggio e’ previsto in Aula alla Camera l’inizio delle circa 300 votazioni sugli emendamenti al testo dell’Italicum (in mattinata ne vengono presentati ancora una cinquantina, per un totale di oltre 450, ma non tutti verranno messi al voto). I tempi sono contingentati, poco piu’ di venti ore: si puo’ chiudere in settimana. Ore cruciali dunque, per la riforma del voto, che sarebbe stata, secondo fonti parlamentari, anche tra i temi al centro del lungo colloquio avuto da Renzi con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al termine dell’inaugurazione dell’anno accademico alla scuola di formazione dei Servizi d’informazione. "Quelli che non vogliono cambiare legge elettorale sono tanti, marciano separati ma colpiscono insieme – avverte Roberto Giachetti su Twitter – Sara’ dura". Ma Renzi guarda dritto all’obiettivo e tiene percio’ in prima persona i contatti con Ncd e con FI, tanto che si parla di un incontro del premier con una delegazione forzista guidata da Denis Verdini.
Ncd chiede al premier di sigillare l’impegno a portare avanti una legislatura costituente, legando la riforma del voto a quella del Senato. FI, che vuole tenersi le mani libere per il voto, dice no a qualsiasi termine differito per l’entrata in vigore della legge e minaccia di far saltare l’accordo complessivo sulle riforme (e dunque far mancare la maggioranza dei due terzi in Parlamento), se l’impianto dell’Italicum sara’ cambiato.
Gli azzurri si dicono pronti a discutere modifiche non sostanziali, ma per sventare un’intesa in extremis Renzi-Alfano, fanno partire un fuoco di fila di dichiarazioni: "No al ricatto dei cespugli", dice Brunetta. E Giovanni Toti, che e’ ad Arcore (il Cavaliere dovrebbe tornare a Roma domani e vedere in settimana l’ambasciatore Usa) mette in guardia dal far "arenare" il patto.
La minoranza Pd, intanto, stabilisce la sua "linea Maginot". Vogliamo assolutamente fare la legge elettorale, non sabotarla, viene spiegato al termine di una riunione alla Camera. Restano punti critici sull’impianto del testo e ci si battera’ per modificarli (parita’ di genere, liste bloccate, soglie) ma una priorita’ e’ stabilire un link preciso tra Italicum e riforme. Per offrire un possibile "terreno a un compromesso", Alfredo D’Attorre presenta un emendamento (gradito a Ncd) per cancellare dal testo le norme sul Senato. E resta l’emendamento Lauricella, che vincola l’entrata in vigore della legge alla riforma del Senato. Ma non si escludono soluzioni alternative, come quella di fissare a dopo il semestre europeo la validita’ della legge.
In serata ci si attende che Renzi venga a sciogliere gli ultimi dubbi in un’assemblea del gruppo alla Camera. Ma prima viene annunciata l’assenza del premier, poi l’incontro viene rinviato a domani. La trattativa prosegue. La tensione resta alta, tanto che qualche malelingua arriva a leggere le dimissioni del sottosegretario Antonio Gentile, come il prezzo pagato da Ncd sull’altare della legge elettorale.
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