La corsa verso l’approvazione della nuova legge elettorale in prima lettura prima dell’elezione del presidente della Repubblica subisce una netta accelerata. A pigiare il piede sul pedale dello sprint è Stefano Esposito il cui emendamento, approvato dall’aula del Senato, fa di fatto scattare una tagliola in grado di far decadere oltre ben 35.800 altri emendamenti e subemendamenti contrari sui circa 47mila presentati.
Un vero e proprio "salto" che fa dire a Matteo Renzi, da Davos, che "il percorso di cambiamento che l’Italia ha iniziato sta continuando, è giusto che sia così e noi non ci fermiamo. Poi ci sono polemiche, discussioni, è normale, ma non si molla di un centimetro".
Polemiche e discussioni che oggi sono continuate proprio sui ‘maxi-emendamenti’ concorrenti, sebbene entrambi del Pd, di Esposito e di Miguel Gotor, questi ultimi sottoscritti da 29 senatori della minoranza dem: il primo puntava a rivedere le proporzioni di assegnazione dei seggi, portandoli al 30% per i nominati e il 70% per le preferenze, ma stabiliva al 40% la soglia per il premio di maggioranza alla lista e lo sbarramento al 3%: i no sono stati 170, i sì 116. Il secondo emendamento, sempre legato al dualismo capilista-preferenze, è stato bocciato con 168 no e 108 sì.
"Pensiamoci adesso – aveva detto Gotor prma del secondo voto – votiamo adesso questo emendamento per evitare poi tra tre, quattro o cinque anni di ritrovarci uniti al coro di nuovi indignati, ancora una volta contro un Parlamento di nominati, ancora una volta contro un Parlamento che se squalificato contribuisce alla difficoltà e agli affanni che la democrazia italiana sta vivendo".
Appello inascoltato, e vittoria per la maggioranza Pd e per Renzi, anche grazie ai voti di Forza Italia, che di fatto si aggiunge alla maggioranza, tanto da far dire a Roberto Calderoli che "Matteo Renzi ha pochi motivi per stare sereno e soprattutto ne hanno pochi gli italiani perché oggi, con una truffa, non è stato approvato un emendamento alla legge elettorale, ma è stato approvato per legge il patto del Nazareno", spiega il senatore leghista. "Con i 30 voti di esponenti del Pd contrari e con i 41 voti a favore di Forza Italia si è certificata la nascita di una nuova maggioranza di Governo e il ritorno a pieno titolo al governo di Silvio Berlusconi".
Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle: "Oggi abbiamo avuto l’ennesima prova che questo è un Parlamento ricattato e piegato al volere del duo Berlusconi-Renzi. L’aula del Senato ha approvato l’emendamento Esposito, di fatto un pizzino che contiene un referendum sul patto del Nazareno: ‘volete ubbidire, volete abbassare la testa?’. E l’Aula alla fine ha ceduto al ricatto, approvando un emendamento che in un colpo solo mette fine a una discussione già monca e toglie ogni possibilità di modificare questa legge elettorale". "Il Paese sappia – si legge in una nota del gruppo parlamentare M5S del Senato – che oggi nasce una nuova maggioranza, con Forza Italia che diventa indispensabile alla sopravvivenza del governo. Il Patto del Nazareno è ormai un partito politico, Silvio Berlusconi ne è il leader, di fatto riabilitato nonostante la condanna, e oggi governa nuovamente il Paese”.
Il quale anche, comunque, ha il suo daffare coi dissidenti interni: secondo Rosario Filippo Tarquinio infatti questa legge "è una iattura" e quello di Forza Italia "è un appoggio improprio, veniamo da venti anni di disastro e qualunquismi".
"C’è una legittima soddisfazione per aver compiuto oggi un altro passo verso l’Europa". Lo afferma la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani. "Il voto sull’emendamento Esposito ha fatto cadere il muro dell’ostruzionismo leghista e dell’incoerenza grillina. Il lavoro del gruppo Pd in Senato è stato determinante per migliorare l’impianto della legge e dunque ci aspettiamo che questo impegno sia riconosciuto in sede di voto finale". "La legge elettorale è uno strumento fondamentale per dare stabilità all’Italia: dopo anni in cui le leggi elettorali erano scritte su misura per una parte, finalmente avremo un sistema non votato a colpi di maggioranza e – conclude – davvero al servizio del Paese".
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