Legge elettorale, minoranza Pd tiene. Micheloni, ‘io eletto all’estero con preferenze’

L’aula del Senato boccia gli emendamenti di Miguel Gotor, firmati dalla minoranza del Partito democratico, sulla riforma elettorale. Il primo puntava a rivedere le proporzioni di assegnazione dei seggi, portandoli al 30% per i nominati e il 70% per le preferenze, ma stabiliva al 40% la soglia per il premio di maggioranza alla lista e lo sbarramento al 3%: i no sono stati 170, i sì 116. Il secondo emendamento, sempre legato al dualismo capilista-preferenze, è stato bocciato con 168 no e 108 sì.

"Pensiamoci adesso – aveva detto Gotor prima del secondo voto -, votiamo adesso questo emendamento per evitare poi tra tre, quattro o cinque anni di ritrovarci uniti al coro di nuovi indignati, ancora una volta contro un Parlamento di nominati, ancora una volta contro un Parlamento che se squalificato contribuisce alla difficoltà e agli affanni che la democrazia italiana sta vivendo".

Hanno votato a favore degli emendamenti Gotor Sel, Misto, Lega Nord, Gal e Movimento 5 Stelle, mentre Forza Italia, di solito all’opposizione, ha votato con la maggioranza.

Nonostante l’emendamento Gotor non sia passato, la minoranza del Pd ha tenuto nel voto di palazzo Madama. Ventisette i senatori dem a favore, 4 astenuti (Josefa Idem più tre eletti all’estero) oltre ai non votanti Casson (era in missione) e Capacchione. A conti fatti, rispetto ai 29 del documento della minoranza, si è aggiunto Roberto Ruta, oltre alle 3 astensioni.

Fra quei senatori eletti all’estero che hanno deciso di astenersi c’è Claudio Micheloni, senatore eletto oltre confine, ripartizione estera Europa; si è astenuto in dissenso dal gruppo a cui appartiene, quello del Pd.

"In questi giorni – ha spiegato Micheloni annunciando la sua astensione – vorrei ricordare che nella circoscrizione Estero sono stato eletto per tre volte: votiamo con il proporzionale puro e con il sistema delle preferenze e, dunque, devo rispondere ai miei elettori. È apparso incoerente da parte mia che non ci sia la mia firma su questo emendamento. Io credo, invece, che sia molto coerente che non ci sia la mia firma, perché ricordo che non ho partecipato al voto sulla riforma costituzionale. Posso qui annunciare che, in seconda lettura, voterò contro quella riforma costituzionale, visto come sta andando alla Camera".

"Io credo – ha aggiunto il senatore Pd, che è anche presidente del Comitato degli italiani all’estero in Senato – che la coerenza non possa giudicarsi adesso su un emendamento. Penso che se avessimo avuto le stesse energie che vedo oggi sviluppate su questa legge elettorale nel lavoro di cosiddetta riforma (non posso chiamare riforma quello che è uscito da questo Senato), noi avremmo oggi un’altra storia".