"Qui se c’è qualcosa di vecchio, è la politica del governo. E’ diventato la spalla della Confindustria" e Renzi "non si è accorto, ovviamente, che in realtà il posto fisso in Italia non è mai esistito. In qualsiasi momento gli imprenditori hanno sempre potuto licenziare. Il punto, con la difesa dell’articolo 18, è la tutela individuale della dignità dei lavoratori quando senza giustificazione ti mettono alla porta. Non è questione di posto fisso allora, ma di lavoro con diritti o senza diritti. Del resto, Renzi di svarioni ne ha fatti tanti nel suo discorso. Venirci a raccontare che il modello fordista è morto… Ma vada nei call center, dove se in un’ora non rispondi almeno a 12 telefonate, parte il richiamo del capo. Allora, semmai il modello fordista si è allargato, è uscito dalla fabbrica, tracima". Lo afferma il leader della Fiom Maurizio Landini in una intervista a La Repubblica.
Replica anche alla accusa secondo cui il sindacato difenderebbe solo i garantiti, lasciando senza tutela i precari: "Se il lavoro lo creano loro, mi aspetto che da domani tutti i problemi siano risolti a Terni, alla Thyssen, alla Nokia o all’Italtel, per citare solo alcune aziende della lunga lista nera della crisi. Comunque, oggi è convocato il tavolo del governo con i sindacati sulla legge di stabilità, a quanto pare senza Renzi. Vedremo. Se i segnali sono questi che arrivano da Firenze, la vedo brutta. Se la ricetta è rendere facili i licenziamenti, abbassare il salario, tagliare le tasse alle imprese, il governo se ne assume la responsabilità. Perché noi andremo avanti. Con lo sciopero generale e con l’occupazione delle fabbriche, se necessario". E conclude: "Fiducia o non fiducia in Parlamento, se Renzi non rilancia una politica industriale, il paese non lo cambia mica. Il vecchio è lui".
"Sciocchezze. Chi dice che la nostra è stata una iniziativa politica accampa scuse. Cerca alibi. Per non dar risposte alle precise richieste che una grande, nuova e molto variegata manifestazione ha posto al governo".
Della Leopolda di Renzi dice: "Se una parte del Pd accorre al nostro corteo, è un problema suo. Se non riesce a tenerli uniti, è una faccenda che riguarda il suo ruolo di segretario", "è evidente che c’è un Pd in crisi. Se a Firenze mancava una fetta del partito, non può mica scaricare su di noi la responsabilità, accusandoci di un’operazione politica. Noi chiediamo risposte al presidente del Consiglio, non al segretario del Pd". E smentisce di stare puntando alla leadership di un nuovo partito, con l’ala dissidente del Pd: "Così si tenta di spostare su un altro terreno, di delegittimare le rivendicazioni del corteo di San Giovanni. Abbiamo presentato un programma su tutto: dalla occupazione alla precarietà, alla corruzione, alla rappresentanza sindacale. Ma si vede che non sono più abituati all’autonomia del sindacato dalla politica. E poi io sono e resto il segretario dei metalmeccanici".
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