Oltre 50 mila fan della nuova classe media indonesiana la attendevano con trepidazione, ma hanno pesato di piú le minacce dei gruppi islamici radicali. Cosí, il concerto della popstar americana Lady Gaga in uno stadio di Jakarta è saltato: la polizia ha negato oggi l’autorizzazione per la performance del 3 giugno, in seguito alle pressioni e alle minacce di militanti che hanno definito la provocante artista "satanica" e "pericolosa per la sua influenza sui giovani". Come altri recentemente, il caso evidenzia la crescita dell’Islam radicale nel piú popoloso Paese musulmano al mondo, tradizionalmente secolare.
In prima linea contro l’arrivo della cantante si erano schierati tre gruppi religiosi, a partire dal "Fronte dei difensori dell’Islam", tanto minoritario quanto esplicito nelle sue prese di posizione. Lady Gaga "ha uno stile volgare, i suoi vestiti indecenti distruggeranno la moralità dei nostri giovani", ha tuonato uno dei leader del Fronte, che la settimana scorsa aveva minacciato di mobilitare 30 mila suoi militanti per attendere la "cantante che adora Satana" all’aeroporto di Jakarta, impedendole di scendere dall’aereo.
Nonostante il Fronte abbia alle spalle una storia di minacce non concretizzate, la polizia della capitale ha preferito non correre rischi. I "piccoli mostri" (il soprannome dei suoi fan) di Lady Gaga a Jakarta hanno sfogato la loro delusione con appelli su Twitter e Facebook, che negli ultimi anni hanno spopolato – molto piú che in Italia – tra i giovani della classe media; ma difficilmente basterà per far cambiare idea alle autorità, che piú di una volta hanno dimostrato una certa acquiescenza di fronte alle minacce dei gruppi piú radicali.
Regina indiscussa del pop negli ultimi tre anni, la cantante (in parte di origine italiana) era già stata attaccata verbalmente dai cristiani evangelici in Corea del Sud, dove si era esibita a fine aprile nell’ambito della sua tourn‚e asiatica; per placare le polemiche, a Seul il concerto era stato vietato ai minori di 18 anni. Ma i fan indonesiani di Lady Gaga, e tutti quelli che hanno comprato 23 milioni di copie dei suoi album, evidentemente non vedono cosa ci sia di male nei testi ammiccanti e nelle movenze lascive dell’artista, impegnata tra l’altro nella difesa dei diritti degli omosessuali. I biglietti a Jakarta erano andati a ruba, nonostante i prezzi dai 40 ai 190 euro, in un Paese dove un terzo della popolazione vive con meno di due dollari al giorno.
Idolatrata dagli uni e satanica per gli altri, la cantante e il suo concerto ben rappresentano le due contrastanti anime di un Paese di 245 milioni di abitanti (di cui quasi il 90 per cento musulmani) in prolungato boom economico, dove la modernizzazione abbracciata da una classe media urbana sempre piú nutrita viene vista come una minaccia dai conservatori. Pur rimanendo una minoranza, i gruppi radicali godono di appoggi influenti e sanno come farsi ascoltare: negli ultimi anni i "difensori dell’Islam" hanno istituito "ronde islamiche" contro karaoke bar e rivendite di alcolici, attaccato gli uffici dell’edizione indonesiana di Playboy (che già non pubblicava nudi), costretto alla chiusura un festival del cinema gay. E ora, respinto anche la piú famosa popstar al mondo.
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