Cos’è davvero la realtà in cui viviamo? Questa è la domanda, davanti alla quale è messo il lettore, o se vogliamo “l’uomo medio” e il quesito che cavalca l’autore di questo romanzo. Se ciò che viviamo e vediamo è qualcosa di vero, autentico, oppure no, ecco questo è il “quid” che Tedesco dipana, anzi lo lascia fare a Sabbino.
C’è qualcosa di magico in questo libro, qualcosa da scoprire, e farlo pagina dopo pagina è bello nell’attrattiva “cosmica” che l’autore è riuscito a costruire.
Nel protagonista c’è la consapevolezza di essere figlio di quest’universo, di questo cosmo, accompagnando il lettore, fino a qualcosa che è come una scoperta.
Alla fine, dopo la lettura, forse l’uomo comune avrà acquisito delle nozioni, una capacità, elementi importanti per affrontare con un profilo diverso, con una prospettiva diversa per trasformare la propria esistenza, e forse è davvero così, già, qualcosa di magico!
Ricostruirsi diventa un po’ come spogliarsi del tutto, e rivestirsi di un abito nuovo per rimettersi in gioco e la prospettiva non è per niente male. Attraverso il viaggio cosmico di Sabbino, il lettore è messo nel dubbio su cosa sia davvero la realtà in cui viviamo, e perché no?
Se quello che riusciamo a vedere corrisponde a verità oppure c’è dell’altro che non siamo in grado di percepire. Su dove stiamo andando. Se il nostro vivere migliore è quello nel mistero. La consapevolezza di Sabbino, di essere un figlio di quest’Universo accompagnerà il lettore al “risveglio”. Chiuso il libro, il lettore, oltre ad aver acquisito indicazioni utili al management di se stesso, potrà seguire delle valide istruzioni terapeutiche (istruzioni magiche) per trasformare la qualità della propria esperienza, e il comportamento che ne deriva.
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