Invece di insistere affinché la Banca Centrale Europea, per mezzo di eurobond e battendo moneta, aumenti la liquidità che è necessaria per far fronte alle crisi dei Paesi, delle banche e delle aziende, il presidente del Consiglio professore Mario Monti continua a pontificare, nei convegni e in tv, che “non è con l’immissione di liquidità che si risolvono i problemi”. Riteniamo invece che sarebbe necessario proprio questo. Aumentare la liquidità è un modo per spalmare la crisi su tutta l’Europa dell’euro, compresa la Germania. Ovvio che la Merkel vi si opponga, ma è incomprensibile che lo faccia Monti, il quale dovrebbe rappresentare i nostri interessi.
Coloro che, non per volere degli elettori ma per grazia del Quirinale, sono adesso al governo, non si vogliono rendere conto che il motore dell’economia italiana è senza benzina, e che l’immissione di liquidità fornirebbe il primo ossigeno necessario. Si illudono di poter esorcizzare la crisi e riattivare la crescita, mentre in concreto riducono solo gli spiccioli della spesa pubblica, e spremono le aziende e i cittadini con tasse sempre maggiori.
D’altro lato ci sono coloro, come lo stesso Berlusconi, che fanno intravvedere la possibilità che si torni alla lira, oppure che la Germania esca dall’euro. Entrambe queste eventualità in realtà sarebbero una iattura.
Non sarà una bestemmia, ma tornare alla lira significherebbe un fallimento per il Paese. Il debito pubblico in essere rimarrebbe denominato in euro, e il costo per interessi crescerebbe a livelli ancora più alti. Una forte svalutazione diventerebbe inevitabile. Certo, si ridurrebbero i costi interni delle aziende, ma le materie prime e l’energia importata si rincarerebbero. Con la lira svalutata saremmo tutti più poveri, e ci vorrebbero anni solo per tornare al punto in cui eravamo. E il prezzo più alto lo pagherebbero gli stipendiati e i pensionati. Chi ha l’età sufficiente per ricordarsi di ciò che accadeva negli anni ottanta, con il costo della vita che cresceva a due cifre, mentre gli stipendi e le pensioni crescevano ad una sola, non può augurarsi che questo riaccada.
La seconda possibilità, che la Germania esca dall’euro, sarebbe solo la premessa per il crollo della moneta europea, a cui verrebbe a mancare l’apporto del Paese più forte. Con l’eventuale uscita della Germania, che in questo decennio ha contribuito in maggior misura alla forza dell’euro, ogni paese finirebbe per essere costretto ad andare per la sua cattiva strada. Non lo si può augurare all’Italia, nè all’Europa.
Il governo Monti sta perdendo un’occasione unica. Data la situazione bloccata che l’anno scorso si era venuta a creare, o per meglio dire, data la situazione scientemente perseguita (o vogliamo credere che gli attacchi dei giornali antiberlusconiani, quelli dei magistrati, quelli degli avversari politici, quelli degli ex alleati, e il freno applicato dal Quirinale, siano state semplici coincidenze?), Monti e i suoi ministri avevano la possibilità di realizzare finalmente alcune di quelle riforme sempre annunciate da tutti i governi, ma continuamente stoppate e procrastinate.
Le ragioni della nostra crisi sono la lentezza della giustizia, la farraginosa burocrazia, il costo dell’energia, le antiquate infrastrutture, le leggi del lavoro, e soprattutto i costi dell’apparato pubblico, che rendono il nostro paese non appetibile per gli investimenti e causano la chiusura o la delocalizzazione delle aziende. Cosa è stato fatto per migliorare la situazione? Si sta riducendo il tempo dei procedimenti giudiziari? No. Si è fatto qualcosa di serio per migliorare la burocrazia? No, (pare piuttosto che si stia andando indietro, rispetto a quanto fatto dal governo precedente). E’ forse diminuito il costo del gas, dell’energia elettrica e dei carburati? No, sono aumentati. Si è pensato di ridurre drasticamente il costo dell’amministrazione pubblica, per esempio eliminando le province (proposito incompiuto fin da quando furono istituite le regioni)? No. E’ stato portato in porto il federalismo fiscale, che il governo precedente si accingeva ad attuare? No. Oggi ci viene annunciata una modestissima riduzione di spesa di 4 miliardi, mentre il debito pubblico solo quest’anno è cresciuto di 50 miliardi.
Cosí, tra una “boiata” di riforma del lavoro, un pasticcio di esodati, un deludente annuncio di spending review, una manifestazione dei no-tav, la situazione continua a logorarsi. Non dobbiamo quindi meravigliarci se il Movimento Cinque Stelle avanza a passi da gigante. Probabilmente farà il pieno di voti, ma se è chiaro il suo proposito di far piazza pulita della classe politica (e questo è ciò che attira molti cittadini), sono invece sfumati ed incerti i programmi e le persone con cui pensano di sostituire l’esistente. Ammettiamo però che su questo dobbiamo ancora fare i compiti a casa. Ci immergeremo in una faticosa revisione dei comizi di Grillo, a dire il vero anche divertenti all’ascolto, data l’immediatezza polemica e il soggiacere della sua vis comica, che il nuovo ruolo di capopopolo non riesce a celare. Sui programmi del M5S torneremo, ma, da quel che si sa, sembra che non ci siano ragioni per mitigare le nostre preoccupazioni. E infine, in questa poco rosea situazione, ci sarebbe da commentare l’incredibile e lento suicidio del PdL. Ma, quanto alle contrarietà, i lettori hanno un limite di sopportazione, e credo che per oggi ne abbiano avuto abbastanza.
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