Nicola Di Girolamo costretto a tornare in tribunale. L’ex senatore del Popolo della Libertà era stato eletto nel 2008 nella ripartizione estera Europa. Nel 2011, accusato di evasione fiscale, riciclaggio transnazionale e scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso nell’ambito dell’indagine sulla frode fiscale da due miliardi di euro che ha coinvolto ex dirigenti Fastweb e di Telecom Italia Sparkle, aveva patteggiato cinque anni di reclusione e restituito oltre 4 milioni e mezzo di euro. Oggi, i giudici tornano ad occuparsi di lui, questa volta per la storia che riguarda la falsa residenza all’estero – per la precisione a Bruxelles – che gli consentì di candidarsi a Palazzo Madama nella ripartizione estera Europa. La legge Tremaglia, infatti, quella che regola il voto attivo e passivo degli italiani nel mondo, prevede che i candidati per la circoscrizione estero debbano essere residenti oltre confine. Sembra proprio che Di Girolamo non lo fosse e gli inquirenti adesso vogliono accertare le responsabilità dell’ex senatore e delle altre persone coinvolte nella vicenda.
Oltre a Di Girolamo, infatti, il gup Riccardo Amoroso ha deciso di spedire sotto processo – che inizierà il 28 novembre – anche l’uomo d’affari Gennaro Mokbel – che si rivolgeva all’ex senatore pidiellino chiamandolo “Nic er fattura” o “il mio schiavo” -, Stefano Andrini, che per questa vicenda lascio’ il suo posto di amministratore delegato dell’Ama di Roma, Gianluigi Ferretti, già coordinatore (per un periodo) del Comitato Tricolore fondato dall’ex ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia, e un impiegato del Consolato italiano in Belgio, un certo Aldo Mattiussi.
A seconda delle singole posizioni, la procura di Roma contesta diversi reati: attentato ai diritti politici dei cittadini, false dichiarazioni aggravate all’ufficio dello stato civile, falso ideologico aggravato mediante induzione in errore di pubblico ufficiale, falsificazione aggravata di liste elettorali, abuso d’ufficio.
L’ACCUSA Mokbel, Andrini e Ferretti, considerati gli istigatori stando all’originaria ipotesi accusatoria, avrebbero rappresentato "falsamente che Di Girolamo era residente all’estero" affermando a una funzionaria del Consolato d’Italia a Bruxelles e responsabile dell’Ufficio dell’Anagrafe Consolare che "era residente nel comune di Etterbeek, in Avenue de Tervueren 143, al fine di ottenere l’iscrizione dello stesso all’anagrafe di quel Consolato e l’iscrizione nel registro degli elettori della relativa circoscrizione consolare, previa cancellazione dall’Anagrafe dei residenti del Campidoglio e l’iscrizione nel registro Aire (Anagrafe cittadini italiani residenti all’estero) di Roma". Aldo Mattiussi, impiegato del Consolato, firmando per conto del Console avrebbe materialmente rilasciato il certificato in cui attestava falsamente che Di Girolamo era residente a Etterbeek e che era iscritto nelle liste elettorale della Ripartizione Europa, "malgrado fosse a conoscenza" che lo stesso Di Girolamo non fosse residente lì visto che il domicilio indicato era riconducibile in realta’ a tal Oronzo Cilli.
LE VITTIME DELL’IMBROGLIO Vittime dell’imbroglio, oltre che i funzionari dell’Anagrafe di Roma e i candidati concorrenti alle elezioni di cinque anni fa, anche i legali rappresentanti del Pdl che "depositarono il 10 aprile 2008 presso il competente Ufficio elettorale Centrale, Circoscrizione Estero, la lista dei candidati per le elezioni per il Senato, per la Ripartizione Europa, contenente il nome di Di Girolamo". Per questa vicenda il gip chiese l’arresto dell’allora parlamentare ma nel settembre 2008 il Senato non diede la sua autorizzazione. Il primo marzo 2010 Di Girolamo presento’ le dimissioni da senatore, accolte dall’Aula di Palazzo Madama. La sera stessa si costitui’ presso una caserma dei carabinieri e venne condotto in carcere per la storia del riciclaggio transnazionale.
IL MONDO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO Il caso di Nicola Di Girolamo all’epoca dei fatti coprì di fango il mondo degli italiani all’estero, che rimase molto colpito dalla vicenda. Mirko Tremaglia, storico ministro degli italiani nel mondo, intervistato in quei giorni proprio dal nostro quotidiano online, si espresse senza peli sulla lingua: “il caso Di Girolamo è una vergogna”. Una volta liberata la poltrona a Palazzo Madama, fu Raffaele Fantetti – primo dei non eletti – a prendere il posto di Di Girolamo in Senato. Fantetti alle ultime elezioni politiche si è ripresentato, candidandosi sempre al Senato per il PDL, ma non è riuscito a conquistare il proprio seggio.
FERRETTI, "VOGLIO USCIRNE PULITO" “Finalmente! Non ne potevo più della gogna mediatica alla quale sono stato sottoposto da cinque anni a questa parte con accuse fantasiose, a molte delle quali ho dovuto reagire con querele. Finalmente si celebrerà un processo. Io stesso intervenendo nell’udienza preliminare con una dichiarazione spontanea ho chiesto che si vada avanti e si arrivi presto ad una sentenza chiara ed inequivocabile. Ho anche preannunciato che se si dovesse arrivare alla prescrizione è mia intenzione rinunciarvi. Voglio uscire completamente pulito da questa vicenda perché sono completamente pulito. Ancora un po’ di pazienza e poi qualcuno la smetterà di divertirsi alle mie spalle”. Così Gian Luigi Ferretti, in una dichiarazione inviata a ItaliaChiamaItalia.
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