Prendendo spunto dal "Rapporto annuale degli italiani nel mondo" pubblicato recentemente, i cinque deputati del PD eletti all’estero – Farina, Fedi, Garavini, La Marca e Porta -, forse presi piu’ dalla necessita’ di difendere la loro "testardaggine" nell’avere voluto a tutti i costi il rinnovo dei Comites che ad evidenziare un ruolo veramente rappresentativo, che essi non hanno mai svolto finora, favorendo l’andazzo a cui per anni si e’ assistito, evidenziano, confortati dai dati statistici, che l’emigrazione degli italiani all’estero continua a crescere di anno in anno. Essi ritengono che il fenomeno sia di proporzioni considerevoli e si chiedono se il Governo, il Parlamento, la classe imprenditoriale, i sindacati, la rete cattolica, il sistema informativo e quant’altri, si stiano preparando in modo adeguato per fronteggiarlo. A loro dire "la crisi purtroppo sta appiattendo il dibattito politico sull’emergenza; il rischio reale dunque e’ quello di non avere una visione profonda come la situazione richiederebbe”.
I nostri emeriti deputati ritengono che nell’immediato i Comites, a seguito del loro rinnovo, dovrebbero diventare dei "luoghi di solidarietà e di tutela" sia dei vecchi che dei nuovi emigrati. Ma i Comites non dovevano svolgere questo ruolo anche in passato? Come mai se ne evidenzia la necessita’ solo adesso? Forse perche’ ritornano in ballo vecchi e nuovi interessi?
Fa specie non riscontrare da parte dei nostri deputati all’estero, proprio da parte di chi ne invoca la solidarieta’ e la tutela, azioni parlamentari a favore dei nuovi e vecchi emigrati e delle loro famiglie atte a sollevarli da un peso economico ingiusto e non indifferente, che impone loro di pagare sui propri immobili in Italia, lasciati perche’ costretti a trovare una collocazione fuori dal territorio nazionale per esigenze lavorative, l’aliquota fiscale come seconda casa nonche’ oneri ingiustificati sui servizi sui medesimi (Tari, Tasi…).
Fa specie riscontrare da parte dei nostri deputati all’estero la concessione della fiducia all’attuale governo Renzi ed a quelli precedenti che hanno attuato e stanno attuando una progressiva politica di smantellamento di servizi necessari alla collettività, che i nostri parlamentari hanno nei fatti avallato.
Il contentino del rinnovo dei Comites non offre nessun servizio in più alla collettività (nè ai vecchi nè ai nuovi emigrati), nè ripristina quelli eliminati. Sulla necessità di una vera loro rappresentanza, qualificata e veramente democratica, e sulla necessità che essi assolvano ad un ruolo ben definito, concordano, pur nutrendo forti perplessità – per le note ragioni che sono state diffusamente evidenziate in appositi scritti da qualche "emigrante di lusso" su "giornali votati alla critica permanente" –, così definiti dai nostri parlamentari – persone tuttavia dotate sicuramente di altrettanto buon senso, che inducevano a considerare l’inopportunità di un rinnovo in tempi così stretti e, sulla base delle risultanze del ruolo svolto finora, la loro inutilità.
Speriamo tuttavia che non sia certamente l’azione di persuasione, forse meglio dire di sensibilizzazione, da parte dei nostri cari eletti all’estero a condizionare il libero pensiero e la volontà dei nostri connazionali, a partecipare, o meno, alle votazioni e che i rinnovati organismi rispondano veramente ed unicamente alle esigenze della collettività.
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