"L’Italia è arrivata a New York City e in grande stile". Così cominciava una delle critiche entusiastiche di uno spettacolo che è stato presentato in anteprima al ‘New York City Center’ e che, dopo aver ammaliato il pubblico presente, tornerà in primavera. "E’ raccomando a tutti coloro i quali amano gli spettacoli ricchi di sapori e di colori". Così Gisselle Guillen ha chiuso il suo racconto di una serata, chiamata ‘Voices of Italy’, dove le voci dell’Italia si sono fatte davvero sentire e ammirare.
Canzoni napoletane accompagnate da un omaggio al grande Maestro Luciano Pavarotti, giovani cantanti selezionati dalla fondazione creata dalla moglie Nicoletta Mantovani e che nella ‘Grande Mela’ ha mandato sul palcoscenico davvero un momento emozionante.
Dopo i brani e le danze del ‘Voices of Italy’, è stata la volta del ‘Belcanto’, un concerto unico e speciale che ha visto la partecipazione di 16 cantanti, 9 ballerini e una orchestra con 25 elementi diretta da Pasquale Menchise. Arie di grandi opere, ma non solo perchè il talento, come ci ha insegnato un grande tenore come Pavarotti, può passare dalla lirica a canzoni che hanno fatto la storia, successi internazionali di tutti i generi. (…)
All’interno dello stile italiano, non poteva che emergere quello che è lo spirito dominante della nostra cultura musicale, la canzone napoletana. Ecco che allora anche sul palcoscenico di New York, l’essenza di Napoli è emersa forte, ancora una volta in tutto il suo fragore, una carica che ha entusiasmato il pubblico e che si è traslata dal primo atto della rappresentazione, al secondo, regalando momenti emozionanti, una energia che si è sparsa grazie alle voci, ma anche alle danze che hanno accompagnato la rappresentazione.
Ecco allora che New York aspetta una nuova puntata, prevista appunto per la prossima primavera, nella quale si potrà seguire ancora una volta un percorso artistico che trae le sue origini dal Maestro Pavarotti, che sicuramente avrebbe applaudito la prestazioni dei suoi allievi.
La ‘Luciano Pavarotti Foundation’ infatti è stata creata Nicoletta Mantovani, moglie del Maestro, dopo la sua scomparsa avvenuta il 6 settembre 2007, con lo scopo di mantenere in vita la memoria di Pavarotti e di aiutare i suoi allievi e, più in generale, i giovani che si affacciano al canto lirico, a trovare lo spazio necessario per farsi conoscere e farsi ascoltare. Il ricordo del Maestro, come si può leggere in quello che è un po’ lo statuto della ‘Foundation’, "si perpetua attraverso grandi eventi, come la mostra che ha avuto luogo al Vittoriano di Roma, inaugurata dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, e il memorial svoltosi a Petra, in Giordania, in collaborazione con la Principessa Haya Bint Al Hussein, alla presenza della regina Ranya e di numerosi artisti, dignitari e personalità internazionali Pavarotti amava insegnare; molti sanno che, prima di intraprendere la carriera di tenore, aveva lavorato nelle scuole elementari, era maestro. Da giovane sosteneva che, se non fosse riuscito nella musica, sarebbe tornato volentieri all’insegnamento. Molti anni più tardi, ancora impegnato nella sua lunga e gloriosa carriera da tenore, fu molto lieto di poter ricominciare a fare lezione a degli allievi: sosteneva che condividere la sua esperienza e passione con i giovani talenti era il suo modo per ringraziare del grande dono che aveva ricevuto, la voce. Era anche un modo per poter perpetuare il suo viscerale amore per la musica, trasmettendolo ad altre persone. Il Maestro Pavarotti, inoltre, non aveva mai dimenticato i suoi esordi e quanto a lungo era stato dibattuto sull’opportunità di intraprendere o meno la carriera dell’opera, una strada spesso impervia ed in salita. Memore di quelle difficoltà, egli ha sempre cercato di sostenere i giovani offrendo loro visibilità e, spesso, la possibilità di condividere con lui il palcoscenico".
Ecco allora che leggendo quello che è, per alcuni aspetti, il riassunto di una lato importante della vita del grande Maestro, si può capire come la ‘Foundation’, che dal 2011 opera anche negli Stati Uniti, anche attraverso l’ultimo spettacolo andato in scena a New York, stia lavorando profondamente per far sì che possano nascere e soprattutto abbiano l’occasione di essere ascoltati quelli che, in un certo senso possono definiti gli eredi dell’indimenticabile Luciano Pavarotti.
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